Ovini morti per il morbo della lingua blu, non ci saranno ristori per gli animali uccisi: «Serve il vaccino»

Vertice tra il sindaco di San Leonardo e l’assessore Zannier: unica soluzione mettere in quarantena le pecore contagiate

Lucia Aviani
Gli ovini morti per il "morbo della lingua blu"
Gli ovini morti per il "morbo della lingua blu"

Fino a qualche giorno fa il Friuli Venezia Giulia risultava, assieme al Trentino Alto Adige, la sola area geografica d’Italia esente dal problema. Non è più così: la febbre catarrale degli ovini, meglio nota come morbo della lingua blu, ha fatto la sua comparsa anche nella nostra regione e ha già provocato la morte di parecchie decine di capi.

Il focolaio principale – altri, ma di proporzioni minori, sono documentati nella provincia di Udine – si trova in comune di San Leonardo: il flagello del virus (veicolato da moscerini infetti, non trasmissibile all’uomo e letale solo per gli ovini, mentre caprini e bovini, pur a loro volta soggetti al contagio da puntura, accusano conseguenze meno gravi) si è abbattuto sull’allevamento di Pietro Faidutti, che di pecore ne ha circa 400 e che nell’arco di poche ore ha subito la perdita di una sessantina di esemplari. Sedici quelli spirati martedì, 9 le vittime di ieri: i primi casi si erano manifestati la settimana passata, ma il decorso della malattia è purtroppo molto rapido.

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La falcidia sta mettendo comprensibilmente in allarme l’imprenditore, che ha informato del fatto il sindaco di San Leonardo e presidente della Comunità di montagna del Natisone e Torre Antonio Comugnaro, confrontatosi ieri mattina sulla questione con l’assessore regionale alle risorse agroalimentari, forestali e ittiche Stefano Zannier. «Confidiamo – ha auspicato il primo cittadino nel suo colloquio con l’esponente della giunta Fedriga – in un sostegno da parte della Regione, fondamentale per contrastare un fenomeno le cui ripercussioni possono essere molto pesanti. L’allevatore che si trova a fare i conti con il contagio ha già subito un danno ingente. Noi – assicura – non abbandoneremo chi deve fronteggiare il morbo, nella consapevolezza dell’importanza che gli allevamenti di ovini rivestono per il territorio. Si tratta di realtà – chiarisce – il cui valore e il cui ruolo vanno oltre l’aspetto prettamente imprenditoriale: grazie alle pecore noi teniamo pulito il comprensorio comunale, a cominciare dai terreni adiacenti ai corsi d’acqua. Grazie agli ovini, insomma, si può porre un argine alle ripercussioni dell’abbandono degli appezzamenti, mantenendo curati campi e prati. Parliamo insomma di una risorsa per l’intera comunità, da tutelare».

L’assessore Zannier, peraltro, si è espresso sul punto in maniera categorica, chiarendo che non sono previsti ristori per chi subisce decessi di animali a causa della febbre catarrale. Premettendo che di questione sanitaria si tratta e che la competenza sulla vicenda, conseguentemente, non è dell’assessorato di cui è titolare, ha spiegato che l’assenza di misure finanziarie di sostegno per chi patisca la morte di esemplari a causa del contagio da “blue tongue” deriva dal fatto che la malattia non è catalogata fra quelle per le quali sono programmate, a livello europeo, forme di indennizzo. «L’unica soluzione – ha dichiarato l’esponente dell’esecutivo regionale – è provvedere alla vaccinazione delle bestie, mettendo in quarantena quelle che hanno contratto l’infezione. La situazione creatasi rientra nelle dinamiche dell’attività zootecnica ordinaria», ha concluso.

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