Al centro Lorena Venier, reo confessa dell'omicidio del figlio, mentre viene portata via dalla sua abitazione
Al centro Lorena Venier, reo confessa dell'omicidio del figlio, mentre viene portata via dalla sua abitazione

Omicidio di Gemona, Lorena svela il suo piano: «Volevo far sparire i resti in montagna, ma Maylin è crollata»

L’infermiera ha raccontato agli inquirenti il suo disegno: «Pensavo che con il tempo si sarebbero consumati». Tensione tra le due donne quando la compagna della vittima ha chiamato i carabinieri: «Mia suocera ha ucciso il figlio»

«Pensavo che con il tempo si sarebbe consumato. Successivamente, lo avrei portato in montagna per abbandonarlo li, dove lui diceva che voleva fossero destinate le sue spoglie». Lorena Venier svela il suo piano:  l'infermiera di 61 anni, che ha ucciso e fatto a pezzi il figlio Alessandro, di 35 anni, nella villetta dove vivevano in borgata Taboga, a Gemona, ha raccontato agli inquirenti i suoi propositi in uno dei passaggi della lunga e dettagliata confessione del delitto, che ha organizzato e poi realizzato assieme alla nuora Maylin Castro Monsalvo di 30 anni, che sarebbe stata l'istigatrice.

Le parole di Venier spiegano anche perché non sia stato coinvolto nessun altro nel disegno criminale: «Pensavamo di poter fare tutto da sole, una volta sezionato, sarebbe bastato attendere che si consumasse prima di portarlo in montagna», ha aggiunto la donna.

Intanto, Giovanni De Nardo, l’avvocato di Lorena, fa sapere di essere convinto che sulla sua assistita sarà sottoposta a una perizia psichiatrica.

La chiamata ai carabinieri

«È stata Mailyn a chiamare il 112: il piano era attendere poi far sparire i resti, ma ha avuto una crisi». Lo spiega Lorena Venier nella ricostruzione di quanto avvenuto dal 25 luglio - giorno dell'omicidio - al 31, quando la nuora chiede l'intervento dei Carabinieri. Ci sono stati anche momenti di tensione tra le due donne. Chiamato il numero di emergenza 112, Mailyn, in un italiano ancora stentato - era arrivata in Italia nel 2022 - denuncia: «Mia suocera ha ucciso il figlio». Poi si sente un litigio: «No, Lorena, no». Forse Lorena tentava di strapparle il telefono di mano. Sulle sue braccia sono stati individuati alcuni lividi.

L'operatore del 112 informa i carabinieri che raggiungono subito la "villetta degli orrori" dove trovano Lorena con la nipotina in braccio e la nuora in stato confusionale.

Se nella telefonata la nuora accusa la suocera del delitto, con i militari per tutta la mattinata, seppur con dichiarazioni che non potranno essere utilizzate nel processo, si sarebbe assunta le proprie responsabilità nell' omicidio.

Le indagini

Proseguono, parallelamente, le indagini degli inquirenti per trovare riscontri scientifici alla ricostruzione dei fatti fornita da Lorena Venier. In particolare, nella giornata di lunedì dovrebbe essere fissata la data dell’autopsia sul corpo di Alessandro, e dovrebbero riprendere i rilievi all’interno della villetta di via dei Lotti: l’obiettivo è quello di individuare le tracce di sangue dentro l’abitazione, visto che per ora non sono state trovate.

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Altro punto chiave sul quale si concentreranno gli inquirenti nei prossimi giorni sarà comprendere come le donne siano entrate in possesso dei farmaci somministrati ad Alessandro per renderlo inoffensivo, prima di ucciderlo. Sono principalmente due le ipotesi sul tavolo: avevano una prescrizione medica per le problematiche psicologiche oppure Lorena, infermiera all’ospedale di Gemona, aveva preso da lì i medicinali senza che nessuno se ne accorgesse. 

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