In Friuli c’è un corso di lavoro a maglia per le persone stressate e affaticate: la maggior parte sono manager

Dopo i gravi allagamenti nella sede di viale Vat, il negozio “L’arcobaleno” di lane e filati riparte da via Fermi a Feletto: un ritorno alle origini tra passione, resilienza e affetto delle clienti

Rosalba Tello
Tatiana De Franceschi, titolare del negozio di filati "L'arcobaleno", ora a Feletto
Tatiana De Franceschi, titolare del negozio di filati "L'arcobaleno", ora a Feletto

Il negozio di lane e filati “L’arcobaleno” saluta Udine e torna a Feletto, lì dove tutto era nato, quasi 20 anni fa. Un trasloco forzato – nella sede cittadina il magazzino era soggetto ad allagamenti –, perché la titolare Tatiana De Franceschi con il suo braccio destro Carmen e la “mitica” Maria, magliaia professionista con 40 anni di esperienza, a Paderno è stata accolta e coccolata dal quartiere. A compensare la delusione dello spostamento c’è il supporto delle fedelissimi clienti che seguono “L’arcobaleno” ovunque esso vada, perché quella per ferri e uncinetto, soprattutto in Friuli così come nel vicino Veneto, è una passione che non conosce flessioni, e non solo tra le donne. Sono infatti sempre più gli uomini, perlopiù professionisti e manager, che amano sferruzzare, la sera, per far decantare fatica e stress (d’altronde recenti studi equiparano i benefici ottenuti lavorando a maglia allo yoga).

«Era il 2007 quando L’arcobaleno apriva vicino alle scuole, in una piccola bottega sugli scalini – racconta Tatiana –. Nel 2021, in piena zona arancione, dopo mesi di lockdown ci spostiamo a Udine in viale Vat, in un locale sfitto da anni». La titolare in pochi mesi ristruttura il grande negozio. «In pochissimi avrebbero scommesso su questo quartiere “sottotono”, non particolarmente ricco di attività commerciali e in un’epoca caratterizzata dalla coda della pandemia. Tanti ci davano delle pazze». Invece all’inaugurazione si presentano in 600. Ma presto il sogno si tramuta in incubo: una lunga serie di gravi allagamenti del magazzino, con tanto di ripetuti interventi dei vigili del fuoco e ingenti danni, mette a dura prova i progetti. Nel tentativo di salvare il salvabile, Tatiana diminuisce l’offerta di quell’incredibile scelta di filati che li aveva reso famosi in tutta Italia, senza contare i 300 mila euro di danni (persi filati di cachemire, alpaca e puro merinos), ma non basta.

Tutto sembrava ormai irrimediabilmente compromesso ma ora, grazie a un’iniezione di nuove risorse, il negozio può riaprire: lo farà il 10 giugno, in una sede di oltre 180 metri quadri al primo piano, in via Enrico Fermi 64. E sarà come un atelier, perché di vetrine espositive “L’arcobaleno” non ne ha bisogno: ormai il nome è una garanzia. 

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi