Crosetto a Gorizia per la Pozzuolo: «In Libano impegno che vi fa onore»

Il ministro alla cerimonia per il rientro della Brigata dal Medio Oriente: «Inaccettabile l’attacco di Israele ai caschi blu»

Marco Bisiach
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a Gorizia
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a Gorizia

«Aspetto risposte da Israele. Ho scritto al mio omologo israeliano in modo formale perché rimanga traccia, attendo una risposta altrettanto formale che mi spieghi cosa è successo».

Così il ministro della Difesa Guido Crosetto è intervenuto a Gorizia sull’attacco dell’esercito israeliano in Libano, contro i caschi blu delle forze Unifil. Lo ha fatto parlando a margine della cerimonia organizzata in piazza Vittoria per accogliere le donne e gli uomini della Brigata Pozzuolo del Friuli di ritorno proprio dal Libano, per la settima esperienza nell’ambito dell’operazione Leonte, in cui i militari sono stati protagonisti di attività strategiche, oltre che di costante supporto alla popolazione.

Ma Crosetto era stato ancor più netto nell’esprimere il suo sdegno per l’accaduto parlando al microfono di fronte alla piazza. «Al mio collega israeliano ho detto di non permettersi di toccare i soldati italiani, ricordando che ci siamo sacrificati anche per il suo Paese», ha detto.

Poi, intrattenendosi brevemente con la stampa prima di lasciare la città, Crosetto ha sottolineato anche il suo impegno perché la presenza dei caschi blu in Libano non si esaurisca nel 2027. «Per adesso è stato deciso di proseguire la missione nel 2026, ma conto che in quest’anno si capisca che probabilmente smantellarla nel 2027 è un errore – ha spiegato il ministro –».

«Noi come Italia e io personalmente cercheremo dei far capire che una presenza di una missione Onu in questa fase importante di transizione per il Paese è ancora necessaria. Dobbiamo riscoprire l’importanza del multilateralismo e di impegni di questo tipo. Mi batterò per far sì che continui».

E proprio sulla presenza Unifil si è espresso a Gorizia anche il Capo di Stato Maggiore della Difesa Luciano Portolano, spiegando che «potrà offrire al Libano l’occasione per non sprofondare nella violenza».

Nel suo discorso di fronte alla piazza Crosetto aveva posto l’accento su ruolo e capacità delle forze armate italiane impegnate nei diversi scenari internazionali. «Non potevo non essere qui oggi ad accogliervi al ritorno da una missione difficile, che avete svolto in un Libano trasformato, ma sempre con lo spirito del soldato italiano. Perché le Forze Armate italiane sono diverse – ha detto –. Il nostro approccio è sempre stato diverso: non quello militare, ma quello dell'anima, dell'umanità».

«Noi non andiamo nelle missioni per dimostrare la potenza di un Paese, ma per aiutare. Lo abbiamo fatto in Libano, ed è grazie al vostro impegno – ha detto ancora rivolgendosi ai militari della Brigata di cavalleria – se ora quella nazione ha la possibilità di guardare al futuro e risollevarsi. Per questo pretendo che nessuno metta a rischio l'incolumità dei soldati italiani e per questo sono qui oggi a dire a voi e alle vostre famiglie grazie per il lavoro che avete svolto con sacrificio e onore».

Parole di grande stima per il lavoro svolto dalla Brigata Pozzuolo del Friuli in Libano sotto la guida del generale di brigata Nicola Mandolesi (che si accinge a passare il testimone al generale Andrea Bertazzo) sono arrivate da tutte le autorità che hanno preso la parola, compreso il sindaco Rodolfo Ziberna. «Siete stati capaci di presidiare il territorio in modo brillante, e avete rappresentato con onore anche la nostra città», ha detto.

Tanto il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Carmine Masiello quanto lo stesso generale Portolano hanno ricordato i caduti e i feriti delle missioni internazionali italiane e, plaudendo al comportamento degli uomini e delle donne della Pozzuolo, Masiello ha aggiunto: «Prepararsi per fare la guerra significa prepararsi per difendere la pace. Cambiano le tecnologie, il soldato però con i suoi ideali e i suoi valori non cambia. Siamo emozionati e fieri per questo affetto dimostrato dalla città di Gorizia – sono state le parole del generale di brigata Mandolesi –. Abbiamo la consapevolezza di aver dato tutto, e di aver contribuito a rafforzare la percezione di sicurezza in Libano». 

 

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