A Conegliano la grande festa degli Alpini, il presidente: «Servizio civile obbligatorio per i giovani»

Favero: «Bene la riforma sulla Riserva, apriamola ai ragazzi»

Francesco Dal Mas
Gli alpini a Conegliano per l'adunata interregionale
Gli alpini a Conegliano per l'adunata interregionale

Ci sono militari che si arrabbiano quando gli Alpini si definiscono “soldati di pace e di solidarietà”. E il presidente nazionale delle 317 mila penne nere d’Italia, Sebastiano Favero, trevigiano, lo fa spesso. Soprattutto in tempi come questi, di guerra. E sia oggi 14 giugno che domani 15  lo ripeterà anche in occasione del Raduno Triveneto del terzo raggruppamento dell’Ana, organizzato dalla sezione coneglianese.

Il grande cuore alpino

Sono attesi in 40, forse 50 mila tra penne nere e loro amici. Domani mattina in 20 mila si presenteranno per la sfilata. Dunque, come essere “soldati” di pacificazione e, di conseguenza, di altruismo? Solo l’anno scorso gli Alpini hanno destinato in iniziative solidali 2,7 milioni di ore di lavoro per 5, 8 milioni di euro di valore economico. «Noi questa solidarietà la garantiamo già, quotidianamente», ammette Favero, «Però da ben 11 anni sto chiedendo il servizio civile obbligatorio per i giovani e le giovani. C’è chi si ostina ad insistere esclusivamente con i professionisti. Bene, la riforma approvata recentemente, prevede la Riserva. È il caso di aprila a tanti giovani da addestrare ai servizi di protezione civile e affini».

Alpini anche da Budapest

Sarà, dunque, l’Adunata interregionale di Conegliano a lanciare questa nuova opportunità. La città, anzi, tutti i paesi dell’hinterland sono imbandierati; il tricolore spicca su decine di migliaia di pali della luce. Il 3 giugno, primo giorno del raduno, sono arrivati ufficiali da Budapest.

In centro la scalinata degli Alpini sembra un altare: ai lati sono stati rinnovati i pennoni, alti 25 metri, con basamento in marmo, e le aquile in ferro, installate sulla cima, pesano ben 8 chili. Ma i veci che oggi scenderanno a piedi da Vittorio Veneto, accompagnando il Reparto Salmerie, sono intenzionati a rivendicare che i pennoni più alti sono quelli della “città della vittoria”, pardon, della pace.

Le penne nere d’Italia

Gli alpini in Italia sono 317 mila, le 25 Sezioni del Veneto danno vita alla quota più consistente di associati, circa il 45%. Conegliano ha 5.200 associati; Verona e Trento sono le sezioni più numerose, Treviso è al terzo posto, con oltre 10 mila. Ma Conegliano – ricorda il sindaco Fabio Chies, figlio di Lino, già vicepresidente nazionale dell’Ana, alle spalle il Vajont, il Friuli, l’Armenia – è culla delle truppe alpine, basti pensare che ha visto nascere tre reggimenti.

Una storia che il presidente della Regione, Luca Zaia, ricorderà domani mattina, in occasione della sfilata. «Conegliano è la città dove, nel 1882 e 1887, sono nati due reparti che hanno fatto la storia come il sesto e il settimo Reggimento Alpini ma anche, nel 1909, un simbolo assoluto dell’artiglieria da montagna che non a caso si chiamerà Gruppo Conegliano. I legami tra Conegliano e penne nere sono antichi, profondi e radicati nei sentimenti della nostra gente».

Tutto pieno in città

I veci e i bocia che arriveranno oggi, da Bolzano e da Trieste, da Tarvisio e da Verona (ma anche da altre parti d’Italia e persino dall’estero (Budapest, ad esempio) hanno riempito alberghi, b&b, o si fanno ospitare dalle famiglie. Un migliaio di posti letto sono stati ricavati in palestre e scuole, 200 caravan troveranno sistemazione all’ex Zanussi. Oggi la giornata dei concerti, delle fanfare, dei musei, della messa. Domani, la sfilata. A partire dalle 9.30, con fanfare, gonfaloni, vessilli, stendardi, gagliardetti. Sarà poi la volta della protezione civile e della sanità. Quindi marceranno Bolzano, Trento, Il Friuli Venezia Giulia.

E poi il Veneto, a partire da Verona. Concluderà Conegliano, verso le 13, con 100 bandiere e lo striscione “Arrivederci a Gemona”. Ci sarà, infatti, il passaggio della stecca con la capitale del terremoto, che il prossimo anno ricorderà il 50° anniversario. Tra i morti della caserma Goi ci furono anche numerosi veneti, la sera del 6 maggio 1976.

«Il Veneto ama gli alpini e gli alpini amano il Veneto», conclude Zaia, «una relazione che speriamo sia confermata dall’adunata nazionale del 2027»: a Verona, Brescia permettendo. —

 

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