Il Cai di Agordo si racconta In un libro la storia dalle origini

Ieri mattina sul Broi il raduno nel luogo dove tutto è cominciato Cinquant’anni rielaborati nel volume di Giorgio Fontanive e Loris Santomaso

AGORDO

Da 150 anni raduna la gente che ama la montagna trasmettendo valori fondamentali tanto più “in una società un po’ smarrita”. È la sezione agordina del Cai che ieri mattina sul Broi di Agordo ha celebrato la sua 35a adunanza.

Per intuizione di Bepi Pellegrinon, dal 1984, riprendendo l’iniziativa di fine Ottocento, il sodalizio, oggi presieduto da Anna Magro, ha portato soci e non alla scoperta di paesaggi e di vicende suggestivi e curiose. Nel 150° della sua gloriosa storia (è la quarta sezione d’Italia per età e la prima delle Alpi Orientali) ha deciso di ritornare dove tutto è nato: Agordo, il Broi da dove si possono vedere le tre le sedi che la Sezione ha avuto.

Sedi dove in 150 anni si sono succeduti presidenti e consigli che hanno dato vita ad attività a tutto tondo, non solo per i soci, ma per un territorio intero. Gli ultimi 50 anni di questa storia sono stati raccontati da Giorgio Fontanive e Loris Santomaso nel volume che è stato presentato e distribuito ieri.

«Un lavoro di sei mesi con il quale abbiamo cercato di trasformare la cronaca fatta di curiosità e aneddoti, in storia», hanno detto i due intervenuti dopo i saluti delle autorità presenti all’adunanza. Una parola, quest’ultima, su cui ha portato l’attenzione Roberto De Martin, già presidente generale del Cai, che ha pure ricordato la figura di Armando “Tama” Da Roit a cui la sezione è intitolata.

«Le adunanze», ha detto «rappresentano un’iniziativa che contraddistingue la sezione agordina del Cai. Il potere di radunare non sono così forti nella società smarrita di oggi».

Che la bussola per continuare ad orientarsi in un simile contesto la si possa trovare ancora, come 150 anni fa, su un sentiero o su una ferrata, ne è convinto anche il presidente regionale del Cai, Francesco Carrer. «Il seme gettato 150 anni fa – ha evidenziato – è cresciuto ed è diventato una pianta meravigliosa che fa un sacco di cose: mantiene i sentieri, gestisce i rifugi, ma soprattutto accoglie, educa, trasmette valori e conserva la memoria. Non è vero che fra 50 anni noi non ci saremo al bicentenario della sezione. Anche oggi chi non c’è più fisicamente è presente nel ricordo e nell’eredità dei valori e degli affetti che ha generato».

Pure il sindaco di Agordo, Sisto Da Roit, ha parlato dei volontari del Cai come di «testimoni di valori sociali non indifferenti» ed Emilio Bertan, consigliere del Cai centrale (c’era anche il past president Umberto Martini), ha ricordato come la sezione agordina abbia creato la storia del Club Alpino. Un saluto è arrivato anche dal sindaco di Gosaldo. Soddisfatta la presidente Magro che ha ringraziato tutti i volontari che in questi giorni si sono prodigati per la festa di ieri e per quella di sabato sera a Palazzo De’ Manzoni. —

Gianni Santomaso

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi