Violentata l’operaia a Limana, stangato il capoturno

Ex dipendente di Epta Costan condannato a quattro anni e sei mesi per stalking e violenza sessuale

Gigi Sosso
Il fotogramma di un video non agli atti con l'imputato e la parte offesa
Il fotogramma di un video non agli atti con l'imputato e la parte offesa

Stalking e violenza sessuale in azienda sull’operaia. L’ex capoturno della Epta Costan Franco Barp è stato condannato a quattro anni e sei mesi. Il Tribunale collegiale l’ha ritenuto colpevole degli atti persecutori nei confronti della donna e per i due episodi di palpeggiamenti più recenti. Sentenza di non doversi procedere per quelli più datati, perché la querela è stata presentata troppo tardi. I giudici Coniglio, Montalto e Cittolin hanno concesso le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti, aggiungendo cinque anni d’interdizione dai pubblici uffici e un anticipo di 10 mila euro sul risarcimento danni. Servirà una causa civile per cercare di ottenere il resto. Dopo le repliche ci sono volute due ore di camera di consiglio per arrivare a formulare la sentenza di primo grado, ma l’impianto accusatorio del pubblico ministero Roberta Gallego, che aveva chiesto sette anni e sei mesi, ha retto pienamente. L’avvocato di parte civile Enrico Rech aveva avanzato una richiesta di 50 mila euro, mentre puntava all’assoluzione il difensore Pierluigi Cesa, che sta seguendo Barp anche nel procedimento sull’impugnazione del licenziamento per giusta causa.

L'ingresso della Epta Costan di Limana
L'ingresso della Epta Costan di Limana

Nemmeno la parte offesa lavora più per la multinazionale della refrigerazione di Limana, ma per lei c’è stato un accordo sindacale prima della fine del rapporto professionale. La discussione aveva già raccontato molto, se non tutto, e nelle repliche le parti hanno ribadito le rispettive conclusioni. Per la pubblica accusa non c’era niente di goliardico o di salace nell’atteggiamento dell’imputato, semmai un pressing di molestie al quale la donna ha cercato di opporsi. C’è stato un dissenso esplicito, insomma. Ha reagito a modo suo, secondo Rech, e sofferto moltissimo l’atteggiamento del suo superiore fino a vedersi costretta a rivolgersi prima a un assistente sociale e poi a uno psicologo. Cesa, invece, si è detto stupito per quello che aveva sentito. A suo avviso, il pubblico ministero ha sbagliato completamente, perché le aggressioni non ci sono proprio state. Barp può aver usato un linguaggio da scaricatore di porto, ma non ha usato alcuna violenza sessuale.

Il palazzo di giustizia di Belluno
Il palazzo di giustizia di Belluno

Gli atti persecutori erano contestati tra l’autunno del 2018 e il settembre 2020 e la querela è del 16 dicembre. Sono consistiti in continui messaggi e appostamenti, sia sul posto di lavoro che sotto casa. Comunicazioni via whatsapp, che contenevano chiare proposte di fare sesso insieme con frasi volgari e con dettagli anatomici e frasi di persona dallo stesso contenuto. Le due violenze sessuali più recenti sono del 7 agosto 2020, quando la donna si è avvicinata alla ringhiera, che separava le due proprietà ed è stata afferrata alle spalle e palpeggiata su l seno e del 30 ottobre, nel momento in cui Barp l’ha abbracciata, infilando la mano sotto il maglione e il reggiseno e tentando di raggiungere gli slip. Novanta giorni per le motivazioni e l’appello.

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