Veterinario muore incornato dal toro

Belluno
«Era venuto a cercare un vitellino nato da poco e che da qualche giorno non trovavamo più: Paolo lo abbiamo visto lì a terra, nel prato vicino al recinto degli animali. È stato incornato dal toro. “Guarda c’è il furgone, è arrivato Paolo”, mi ha detto mia moglie, ma quando sono uscito a guardare l’ho visto lì, per terra. Non c’è stato nulla da fare: mio genero è morto così».
Quando andava in giro per lavoro, si spostava sempre in giro con il suo furgone rosso Paolo Casarin, 52 anni, conosciuto e apprezzatissimo veterinario, persona di cuore e rara umanità. Ieri, poco dopo l’ora di pranzo si è recato nella villetta dei suoceri, a Cet che gestiscono una piccola azienda agricola e di allevamento, la “Centenari”. Casarin ha parcheggiato il suo furgone rosso davanti alla casa e si è diretto verso il piccolo allevamento, delimitato con un recinto elettrico tra i prati della frazione.
Tra le piccole serre di balle di fieno, una stalla e altre strutture in mezzo al pascolo, tra vacche e vitelli, anche un gigantesco toro. «È incredibile» dice il suocero Vittorio Della Lucia. «Io a quel toro dò le mele con le mani ed è successa questa tragedia».
Il veterinario deve aver passato il recinto elettrico: lo conosceva bene quel toro al quale il suocero dà il cibo con le mani. Solo che ieri probabilmente l’animale non ha gradito l’ingresso in quel che considera il suo territorio. S’è imbizzarrito. E ha sferrato i suoi attacchi, come se non conoscesse affatto quella persona, come se quel veterinario di famiglia fosse un estraneo qualsiasi. Paolo Casarin è stato colpito più volte, letali le cornate all’addome. Le stoccate dell’animale hanno catapultato il suo corpo fuori dal recinto elettrico. La scena davanti agli occhi di famigliari e soccorritori è stata terribile: il veterinario all’esterno, esanime, il toro in prossimità delle fasce elettriche del recinto: continuava a muggire minaccioso, soffiare, scalciare gli zoccoli in terra.
I suoceri erano in casa al momento del mortale assalto e non si sarebbero resi conto dell’attacco e delle urla del 52enne professionista. Erano pressappoco le tre del pomeriggio quando il corpo di Casarin viene scoperto nel prato.
«Saranno state le 15», continua Della Lucia. «A un certo punto mia moglie mi ha detto: “Guarda deve essere arrivato Paolo, c’è il furgone”. Così sono andato a vedere e l’ho trovato lì, per terra. È mio genero, una tragedia incredibile, ma quel toro non ha mai fatto del male. Non so che cosa sia accaduto. Paolo doveva venire a vedere un vitellino che è nato da poco e che da qualche giorno non riusciamo a trovare. Io non so che cosa sia accaduto e perchè lo abbia caricato».
Lo stesso Casarin aveva postato delle fotografie di ragazzi vicino al toro: «La forza del dialogo», aveva commentato.
Ma ieri l’animale non era in sintonia. Forse era in calore, forse difendeva la mandria, ha reagito a quella che istintivamente ha considerato l’invasione del suo territorio: fatto sta che ieri, fino alla sera, ha continuato a essere imbizarrito, inavvicinabile dagli operatori della polizia provinciale e anche dal veterinario, collega di Casarin, chiamato per cercare di calmare l’animale.
Quanto al 52enne, i sanitari non hanno potuto che constatarne il decesso: letali le ferite aperte dalle cornate dell’animale. Casarin è stato trafitto in più punti. Sul posto sia l’ambulanza del Pronto soccorso del San Martino, sia l’elicottero per un eventuale quanto estremo tentativo di trasferimento immediato dell’uomo, ma neanche questo è stato possibile. La polizia ha cercato di ricostruire la dinamica alla quale però non ha assistito nessuno nella proprietà: Casarin è stato ritrovato a terra dai parenti, le ferite sul corpo sono quelle delle cornate. La Polizia scientifica ha eseguito i rilievi insieme con i colleghi delle Volanti intervenuti insieme con i vigili del fuoco di Belluno.
Casarin aveva 52 anni, nato a Venezia, viveva a Ponte nelle Alpi. Svolgeva la sua professione negli ambulatori di Belluno in via Feltre, e in quello di Lentiai. Lascia moglie e quattro figli. Colpiva per ironia e umanità e per quel sapore di vita che infondeva. «La vita è un soffio», amava ripetere. Certe volte davvero assurdo. —
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