Valle Imperina, 50 anni fa chiusero le storiche miniere

RIVAMONTE. Cinquant'anni fa finiva un'epoca. L'8 settembre 1962 veniva scritta la parola fine sull'attività mineraria di Valle Imperina con la chiusura da parte della Montecatini, la società che ne era diventata proprietaria nel 1910. Un evento che segnava la conclusione di una storia secolare durante la quale Valle Imperina era diventata il più importante giacimento d'Europa di pirite cuprifera.
Una storia le cui prime notizie certe risalgono al 1417 quando il sito minerario era uno dei tanti affioramenti metalliferi coltivati nell'area agordina. Come ha scritto il professor Raffaello Vergani, il massimo studioso della storia di Valle Imperina, è nel secolo successivo che le miniere, oggi di proprietà del Comune di Rivamonte, acquisiscono una notevole importanza sia per la consapevolezza della ricchezza del giacimento, sia per l'interesse rivolto dalla Repubblica Veneta. Si trattava di un'attività che comprendeva sia l'estrazione che il successivo arrostimento del minerale nei forni fusori e che ebbe il suo massimo sviluppo tra il XVII e il XVIII secolo. La miniera ebbe un impatto enorme nel tessuto socio-economico di Rivamonte e della Conca Agordina e continuò ad averlo, seppur via via in maniera minore, fino al 1962.
La chiusura (a cui seguirà nel gennaio successivo quella della vicina Vallalta), come ha ricordato lo stesso Vergani, incise in modo diretto su Rivamonte che nel giro di vent'anni perse la metà della popolazione. Dopo la decisione della Montecatini, motivata con ragioni di “scarsa produttività”, la miniera è stata per lungo tempo dimenticata, tanto che la Cm voleva creare nella zona una discarica di rifiuti. Il 1° novembre 1988 il Comune di Rivamonte ha acquistato dalla Montedison il sito, poi oggetto di vari interventi di sistemazione che dovrebbero proseguire a breve con l'apertura della galleria Santa Barbara. (g.san.)
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