Valerio Savio, pallavolista bellunesein Repubblica Ceca per sport e per amore

OSTRAVA (Repubblica Ceca).
Dalle giovanili di Sospirolo e Sedico, alle esperienze bellunesi con le squadre di Sedico, Santa Giustina e Giorik Belluno, fino alla serie A della Repubblica Ceca. In mezzo ci sono anche dei campionati di serie B all’Oderzo, al Bologna e al Trento. E anche una stagione in serie A2 fatta a Bassano. Valerio Savio è un girovago della pallavolo bellunese. Ora ha trovato la sua dimensione a Ostrava, nel paese della sua ragazza, la bellissima Ivana Plchotova, nazionale ceca ed ex Zoppas Conegliano, ora in serie A rumena (nel Constanta).
Martello con un grandissimo fisico, Savio è ora uno dei punti di forza del Vavex Pripram Ostrava.
Come mai hai fatto questa scelta?
«Onestamente pensavo che Ivana restasse a giocare in Polonia e che restasse più vicino a strava, invece che andare in Romania. E volevo anche imparare la lingua, visto che con lei abbiamo preso casa a Ostrava. Ma mi trovo bene. Siamo al quarto posto in un campionato che qui chiamano Extraliga, ma è in pratica la serie A. Eravamo secondi, ma siamo stati appena battuti e siamo scesi un po’. Ma la classifica è corta. In vetta c’è il Brownhouse Kladno, ma la formazione più forte è il Vk Jihostroj Ceske Budejovice, che ora è al sesto posto, ma per i play off uscirà di sicuro».
Come è il livello della pallavolo rispetto a quella italiana?
«Beh, direi inferiore. Il Ceske ha appena affrontato l’Itas Trento in Champions League, beccando una sonora bastonata. Ma sono contento di questa esperienza. Sono titolare e stiamo ottenendo buoni risultati. Ma è chiaro che la serie A italiana è un po’ come l’Nba del basket, un torneo in cui si vede la differenza anche negli allenatori, che sono molto più preparati rispetto a dove sto giocando ora. Il mio coach è anche l’allenatore della Nazionale e quindi mi è andata bene, ma in generale il livello dei coch è basso».
A Ostrava il pubblico vi segue?
«C’è il miglior pubblico della Repubblica ceca, come calore. E nelle partite importanti riusciamo ad avere anche un migliaio di persone al palazzetto. Certo che qui, se c’è l’hockey in contemporanea, vanno tutti al palaghiaccio. E’ quello lo sport nazionale».
Sei un italiano. Come sei stato accolto? Anche alla luce degli ultimi episodi di presunto razzismo che ci sono stati in Italia.
«Mi hanno accolto benissimo, direi che sono tutti affettuosi con lo straniero. Ma non sono l’unico, ci sono diversi slovacchi, alcuni argentini e un francese. Il razzismo? Posso solo dire che qualche volta mi chiamano Fantozzi, ma solo scherzosamente. Qui è molto famoso il personaggio di Villaggio. Non esiste il razzismo e direi che non ci sono nemmeno troppi insulti per gli avversari. Se la prendono solo con gli arbitri, quello sì».
Come vedi il volley bellunese. Hai tuo fratello Federico che sta giocando molto bene con l’Alpifind...
«Li seguo in internet e mi sembra che stiano facendo un bel campionato. Ma non mi pare ci sia moltissimo ricambio a Belluno. E’ frutto di anni in cui non si è investito sul settore giovanile, in cui non è stata fatta promozione nelle scuole. Ora vedo che qualcosa di meglio si sta muovendo. Un altro grande problema è la carenza di dirigenti capaci, di dirigenti appassionati alla Mirko Barp per intendersi».
Ivana gioca anche in nazionale e negli ultimi europei ha affrontato l’Italia. Per chi hai tifato la scorsa estate?
«Ho tifato per lei, che ha anche giocato bene, ma quell’Italia era inarrivabile».
Ci sono possibilità che torniate insieme in Italia? Magari a Belluno...
«Dipende soprattutto da lei, anche perché spero che il prossimo campionato lo giocheremo un po’ più vicini. Ora siamo davvero distanti. A Belluno direi che è difficile, anche se non escludo nulla. Ma la nostra scelta è quella di vivere in Cekia”.
C’è aria di nozze imminenti...
«L’anello l’ho già regalato - sorride - ma aspetto che i suoi impegni con la Nazionale calino un po’. Credo che in un paio d’anni farò questo importante passo. Siete tutti invitati per la festa...».
I contatti con gli amici di Belluno sono un po’ più semplici con l’avvento di Facebook.
«E’ molto comodo per noi “emigranti”. Altrimenti alcuni sarebbe difficile sentirli. E poi, cambiando sport, tramite Facebook, in questo periodo mi diverto con gli sfottò agli amici juventini».
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