Valanga si stacca nel Bellunese, un morto e un ferito grave

Il dramma sul Cimon di Palantina, in Alpago, al confine tra Veneto e Friuli: estratto un corpo senza vita, il compagno salvato da una bolla d'aria nella neve. Sono due scialpinisti di Pordenone
BELLUNO.
Un morto, un ferito in gravissime condizioni ed un illeso. Il bilancio dell’escursione domenicale di tre scialpinisti pordenonesi sulla forcella Palantina Alta, nel versante alpagoto del monte Cimon, in provincia di Belluno, è drammmatico.


 Una tragedia quasi annunciata dal bollettino meteorologico che individuava in marcato il pericolo valanghe. La vittima è un cinquantenne di Arzene (Pordenone) Riccardo Quaroni, mentre Roberto Pasut, 48 anni di Porcia, lotta per la vita all’ospedale di Treviso, dove è sottoposto ad una speciale terapia di riscaldamento extracorporeo.


 La cronaca di una tragedia quasi annunciata inizia poco dopo mezzogiorno. È, infatti, a quell’ora che Sergio Pillot, 40 anni di Pasiano di Pordenone, dipendente dell’Electrolux di Porcia, chiama gli operatori del 118 di Pieve di Cadore per avvertire che i suoi due compagni di escursione in fuoripista e colleghi sono stati travolti da una valanga.


 I tre scialpinisti erano giunti sulla forcella Palantina Alta, a quota 2000 metri, pochi minuti prima di mezzogiorno. Le condizioni, in apparenza, erano ottimali. Paesaggio mozzafiato e visibilità perfetta. È un luogo conosciuto ed amato dagli scialpinisti.


 A 200 metri dall’inizio della discesa, ecco la tragedia. Sotto gli sci dei tre pordenonesi si stacca una valanga dal fronte di un centinaio di metri. La massa di neve travolge tutti. Ma il più fortunato è Pillot. Rimane sommerso fino al bacino e riesce presto a liberarsi dalla neve. Lancia subito l’allarme al 118. A pochi metri di distanza dalla massa di neve vede spuntare uno sci. È quello di Quaroni. Cerca a mani nude di liberare l’amico. Ma è tutto inutile. Deve attendere l’arrivo dei soccorritori.


 La macchina del soccorso alpino si mette subito in moto. Alla fine si conteranno cinque elicotteri impegnati a sbarcare sul posto un’ottantina di tecnici e sei unità cinofile. Quaroni viene presto estratto dalle prime squadre arrivate sul posto mentre di Pasut non c’è traccia. I “sondisti” si mettono alla ricerca ma l’impresa non sembra così facile. La valanga ha infatti un fronte di un centinaio di metri di larghezza per oltre 500 di altezza. Quando ormai le speranze di trovare Pasut ancora in vita sembrano ridotte al lumicino, un istruttore regionale del soccorso alpino, il bellunese Giovanni Sitta, chiama gli spalatori. Sotto un cumulo di 1 metro e 30 centimetri di neve, viene trovato l’alpinista di Porcia. È ancora vivo.


 A salvarlo una piccola bolla che gli ha permesso di respirare. I sanitari dell’elisoccorso lo rianimano e poi lo caricano nell’elicottero per trasportarlo all’ospedale di Treviso, specializzato nel curare i pazienti in ipotermia. Le sue condizioni sono gravissime. «È già un miracolo - spiega Rufus Bristot del soccorso alpino - che siamo riusciti a trovare in vita una persona bloccata per quasi 2 ore e 40 sotto un cumulo di neve. Nella casistica in nostro possesso, un caso del genere è davvero raro».


 Una volta terminate le operazioni di soccorso, Pillot è stato trasportato in elicottero a Puos d’Alpago dove è stato sentito dai carabinieri. L’illeso della sfortunata spedizione ha ripercorso nei dettagli i momenti precedenti e successivi alla tragedia. Non è escluso che la procura della Repubblica apra un fascicolo sulla tragedia.

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