Ustioni di terzo grado in cella, la denuncia del Pd bellunese: «Carcere con gravi carenze»

I due detenuti rimangono in prognosi riservata nel reparto di Terapia intensiva. Davide Noro innesca il dibattito su Baldenich: «Struttura vecchia e fatiscente»

Gigi Sosso
Il carcere di Baldenich a Belluno
Il carcere di Baldenich a Belluno

Ustioni di terzo grado al viso e al torace. I due detenuti nel carcere di Baldenich ricoverati al San Martino e poi trasferiti al Centro Grandi ustionati di Padova non sono intossicati e nemmeno in pericolo di vita.

Entrambi si trovano in prognosi riservata, in Terapia intensiva e le loro condizioni sono serie ma non drammatiche per il responsabile Bruno Azzena.

Presto saranno portati in sala operatoria per eseguire una toilette chirurgica, per avere certezze sull’entità delle ustioni, sulla profondità e anche per capire se ci sono delle infezioni oppure no.

Intanto, si sta precisando la dinamica dell’incendio che è scoppiato nel primo pomeriggio di lunedì, nella loro cella.

I due maghrebini avrebbero inscenato una protesta, bruciando un materasso e perdendo il controllo del fuoco a tal punto da rimanere ustionati. Sono stati salvati dall’intervento della Polizia penitenziaria e, quando staranno meglio, potranno essere indagati per incendio e danneggiamento.

Mentre i vertici di Baldenich e quelli della Penitenziaria preferiscono non commentare, interviene il Partito Democratico con il segretario Davide Noro: «È necessario ammettere che qualcosa non funziona. Per anni la narrazione è stata quella di una struttura ottimale se non addirittura eccellente, considerata la grande quantità di detenuti che lavora. Questo aspetto, lodevole e fondamentale, non può però nascondere alcune gravi mancanze, strutturali ed educative, da tempo presenti».

A settembre c’era stata un’ispezione della parlamentare Rachele Scarpa.

«Avevamo già evidenziato gravi carenze: la struttura vecchia e fatiscente, con tre docce nella sezione ordinaria dove in quel periodo c’erano 70 detenuti; un supporto psicologico regolare e accessibile; la necessità di mediatori culturali per gli stranieri. Per non parlare della situazione di sovraffollamento, semplicemente lesiva della dignità umana. L’unica preoccupazione del senatore De Carlo è la sua vicinanza alla Polizia penitenziaria».

Più detenuti del consentito e pochi agenti: «Ricordiamo che gli agenti, prima della sua fondamentale testimonianza, avrebbero forse bisogno di altro, ad esempio delle ragioni per cui l’organico è ancora così sottodimensionato dopo segnalazioni (80 su 122). Inoltre, è di attualità la notizia per cui il Governo non avrebbe condiviso con il Quirinale la nomina del nuovo capo della Penitenziaria, dopo le dimissioni di Giovanni Russo dal Dap. Dimenticanza” grave, considerato che è proprio il Quirinale a formalizzare la nomina, in un momento storico dove il sistema carcere pare vicino al collasso. Insomma, oltre alla solidarietà, chi governa dovrebbe fare fatti».

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