Uno psicologo per la Rianimazione

Servirà a dare sostegno ai familiari dei pazienti assistiti in terapia intensiva

FELTRE. Arriva lo psicologo in rianimazione. L'unità intensiva retta da Daniele Davide Del Monte, oltre ad aprirsi all'umanizzazione della degenza consentendo al familiare di assistere il congiunto in condizioni critiche dalle tre alle otto di pomeriggio, si apre anche alla sensibilità comunitaria. E il Comune dà il buon esempio, per l'inserimento dello psicologo, erogando un contributo di duemila euro, soldi che provengono dal fondo di garanzia. A un anno dall'avvio del progetto sperimentale della durata di un triennio, si contano tante attestazioni di stima per una scelta, quella di rianimazione aperta, proposta dal primario Del Monte e recepita dalla dirigenza Usl, che si è tradotta in parecchie dotazioni per il comfort e la privacy di paziente e familiare, da parte di più di un'associazione. E adesso, su proposta di Andrea Carazzai, cittadino intraprendente, si punta all'inserimento di uno psicologo in unità intensiva, «sia a favore degli operatori per contenere la sindrome di burn out che per i familiari del degente».

È partito ieri nella sede municipale di Feltre, l'appello per sostenere il progetto, per l'inserimento dello psicologo e per chiamare aziende, enti e cittadini privati, a una contribuzione per il prosieguo dell'iniziativa. Mano Amica diventa il veicolo per destinare le risorse finanziarie. Il contributo del Comune è erogato, come hanno spiegato gli assessori Sabrina Bellumat e Giovanni Pelosio, «per dare cuore a un sistema di cure teso all'umanizzazione a favore del paziente monitorato che può contare sulla presenza e sulla vicinanza del familiare al suo letto».

È spettato a Andrea Carazzai spiegare le motivazioni del “progetto psicologo” di cui è estensore e le azioni concrete di tante associazioni che hanno già dotato unità intensiva di quel che serve per il benessere degli utenti.

Il direttore sanitario Giovanni Pittoni e il primario Del Monte hanno ribadito l'importanza di aprire le porte a strutture finora compartimentate e inaccessibili, il tutto per favorire l'umanizzazione delle cure. Un caso emblematico: i due turisti svizzeri che l'anno scorso hanno fatto un terribile incidente, sono stati messi insieme nello stesso box, more uxorio, «perché si potessero sapere ancora vivi entrambi e ancora insieme». Per il progetto “rianimazione aperta”, Bretelle Lasche ha devoluto l'incasso all'acquisto di tende amovibili per delimitare i box e garantire la giusta privacy al paziente malato e al congiunto che gli sta vicino. Il Filo di Arianna, ha contribuito al comfort dei congiunti che assistono i pazienti con l'acquisto di otto sedie comode, Mano Amica non ha fatto mancare il suo contributo come pure la Dbs di Rasai. Adesso l'esempio del Comune si spera faccia da traino per ulteriori contributi.

Laura Milano

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