Una targa e una dedica nella piazzetta di Sois per ricordare il fotografo De Biasi

Belluno omaggia il fotoreporter di fronte alla sua casa natale

Classe 1923, imparò il mestiere a Norimberga dove era deportato

Fabrizio Ruffini

Una piazza per il fotografo Mario De Biasi. A dieci anni dalla scomparsa, l’amministrazione di Belluno ha proposto l’intitolazione della piazzetta antistante la casa natale di De Biasi a Sois, senza però stravolgere lo stradario locale.

«Sto seguendo da tempo la questione su richiesta dell’ex consigliere comunale Orso grigio, Silvano Serafini, che mi aveva chiesto di occuparmi dell’intitolazione di una via o di una piazza di Sois a Mario De Biasi, eccezionale fotografo e figlio illustre della nostra città», spiega l’assessore alla cultura, Raffaele Addamiano, «la legge prevede che passino almeno dieci anni dalla morte di un personaggio prima di potergli fare questo tipo di dedica e il prossimo 27 maggio scadrà appunto questo limite».

Come spesso accade in questi casi, la preoccupazione maggiore è quella di non stravolgere gli identificativi anagrafici di chi risiede nella via o nella piazza prescelta, per questo motivo il nome ufficiale della strada non verrà modificato, ma verrà apposta una dedica in un suo punto particolare: «Il luogo prescelto è la piazzetta che si trova al centro di Sois, che ad oggi ufficialmente non viene distinta da via Sois», sottolinea l’assessore, «come amministrazione, però, abbiamo deciso di non cambiarle il nome ufficiale, ma di apporre comunque una targa e una dedica a De Biasi, in modo da dare un valore culturale e simbolico alla piccola piazza, sulla quale affaccia tra l’altro la casa natale del fotografo».

Classe 1923, Mario De Biasi è stato un fotografo polivalente, impegnato in Italia e all’estero e capace di raccontare con la sua arte i cambiamenti della società che hanno caratterizzato il XX Secolo. Deportato in Germania durante la Seconda guerra mondiale, De Biasi iniziò a fotografare a Norimberga nel 1944, usando attrezzature di fortuna che aveva trovato tra le macerie della città. Nel 1953 iniziò la sua collaborazione con Epoca, che continuerà fino agli anni Ottanta, divenendo una delle firme più autorevoli della rivista. Ne illustrò moltissime copertine, realizzando importanti reportage da diversi angoli del mondo, primo fra tutti quello sulla rivolta popolare di Budapest del 1956, che ne consacrò il ruolo. Ha esposto nelle gallerie più famose e prestigiose, tra cui il Guggenheim di New York e il Photo Salon del Japan Camera Industry Institute di Tokyo, in numerosissime mostre personali e collettive. Nel corso della sua carriera ha pubblicato oltre 100 libri e ricevuto numerosissimi riconoscimenti internazionali, divenendo uno tra i fotografi italiani più celebri al mondo, noto tra l’altro per suoi ritratti delle grandi star del cinema e per progetti molto belli e toccanti, come quello sui baci. Nel 2002, la città di belluno gli rese onore con la consegna del Premio San Martino. In quella occasione, De Biasi ricordò la sua infanzia non facile a Belluno. «Parlo di quello quando mi chiedono dove mi sono temprato per passare in pochi giorni da una missione in Siberia a una nel Burundi».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi