Una razzia di moto e pezzi di ricambio Bottino 60mila euro

Quasi certamente si tratta di un colpo su commissione La banda ha agito nella notte saccheggiando il magazzino
Di Roberto Curto

SEREN DEL GRAPPA. Razzia notturna nel magazzino della Dreamlab, azienda che specializzata nella progettazione e costruzione di pit bikes, un particolare tipo di motocicletta da gara che sta spopolando da alcuni anni con un vero e proprio circuito agonistico, e nel quale la ditta feltrina è assolutamente all'avanguardia. Sei le motociclette trafugate dal magazzino nella zona industriale di Rasai, assieme a un notevole quantitativo di motori e ricambi originali per un bottino, secondo le prime stime, di circa sessantamila euro. Il colpo risale ad alcuni giorni fa e al proprietario, Luigi D'Agostini, non è rimasto che sporgere denuncia ai carabinieri di Feltre che stanno conducendo le indagini. La banda dovrebbe essere composta da tre, quattro elementi che hanno agito servendosi di un grosso furgone, o addirittura un camion così da poter caricare le moto e le singole parti meccaniche. Il volume e il peso della refurtiva sono infatti notevoli e il colpo deve avere richiesto parecchi muti per essere portato a termine.

Per modalità e obiettivo, il colpo si presenta anomalo. Quasi certamente un furto su commissione tenuto conto che non si tratta di moto da usare in strada bensì esclusivamente in pista. Tutti i modelli hanno un numero di telaio e qualunque pilota si dovesse presentare ad una competizione con uno dei sei modelli trafugati sarebbe subito individuato vista la presenza di un numero di telaio: «Più probabile che le moto vengano smontate e vendute a pezzi”, dice D'Agostini, “anche se il mercato è abbastanza specifico. Le moto sono progettate e realizzate da noi, piazzarle sul mercato non è semplice».

Il capannone della Dreamlab è piuttosto anonimo e ciò fa pensare che chi è entrato in azione sapesse benissimo cosa cercare e dove. La banda è passata dal retro del capannone e una volta forzato il portone d'ingresso ha agito indisturbata sfruttando l'oscurità a cavallo di un giorno festivo. Proprio l'ambiente delle pit bikes sarà al centro dell'attività investigativa. Qualche pilota senza scrupoli, un team concorrente oppure un rivenditore, magari all'estero, alla ricerca del facile guadagno: questi i tre filoni sui quali si stanno muovendo i carabinieri per cercare di ricostruire quanto accaduto nella zona artigianale di Rasai. Insomma, qualcuno che ha già avuto fare con la Dreamlab e che probabilmente è già stato in azienda. Il timore è che tutta la refurtiva abbia varcato i confini nazionali e sia finita nelle officine all'estero dove si assemblano questo tipo di moto che hanno alcune parti meccaniche in comune.

Da parte sua, la Dreamlab ha sviluppato la propria attività da una decina d'anni ampliandola con successo con clienti in tutta Europa e alcuni tra i principali piloti del circuito come la stessa azienda racconta con orgoglio nel proprio sito web. Una realtà di successo che evidentemente ha destato l'invidia di qualche concorrente che allo scopo di carpire qualche segreto progettuale e mettere le mani su numerosi pezzi di ricambio ha causato un notevole danno economico.

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