Una preghiera per i terremotati

ROCCA PIETORE. Nessuna preghiera per i terremotati del centro Italia è stata fatta più in quota di quella di ieri mattina, agli oltre 3 mila metri della Marmolada, nel ricordo di Giovanni Paolo II, salito lassù nel 1979 per ricordare i caduti delle guerre. L'arcidiacono di Agordo, monsignor Giorgio Lise, che ha celebrato la messa ai piedi della Madonna Regina delle Dolomiti, ha manifestato l'affetto di tutti i bellunesi alle popolazioni terremotate e ha pregato per i morti.
Tra i presenti non c'era il sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin, pure lui volontario con la Protezione civile e gli alpini. C'era, invece, il comandante del 7° alpini che partirà per il Libano ed ecco che mons. Lise ha fatto pregare anche per le vittime delle guerre in corso, affidando alla Madonna la pace oggi ancor più urgente. Numerose le autorità civili e militari che hanno preso parte alla cerimonia, svoltasi prima a Punta Rocca e poi a Serauta, dove è stato benedetto il cippo che rende omaggio ai caduti di Forcella V.
Gli onori di casa li ha fatti Mario Vascellari della società Funivie Marmolada. Papa Wojtyla, un anno dopo l'elezione di Luciani, salì in cima al ghiacciaio in una giornata tormentata, come ha ricordato Lise, perché invitato dall'allora vescovo monsignor Maffeo Ducoli, al quale si deve anche la visita di Giovanni Paolo II a Canale d'Agordo.
«Ricordo la violenza di quella tempesta e il Santo Padre, saldo come roccia sulla roccia, con in mano i fogli che il vento voleva strappargli: diventava un invito per tutti ad essere così: saldi e sicuri, nella vita di ogni giorno», ha detto Lise. Forte la raccomandazione dell'arcidiacono a decidersi: «coraggiosamente per il bene, non seguendo, ad esempio, le scelte sciagurate del passato - ma purtroppo anche del presente in tante parti del mondo - scelte che hanno portato ad insanguinare questi luoghi di paradiso e di pace, stroncando tragicamente tante giovani vite che da questa vetta vogliamo ancora una volta affidare all'abbraccio materno di Maria».
La guerra, dunque, e la violenza che continua a manifestarsi, ma anche la ricerca della gioia, problema eterno dell'umanità. «L'uomo è fatto per la gioia, aspira alla felicità e non la trova; tanto è vero che dopo ogni conquista, non si sente mai appagato e non si accontenta. E, purtroppo, tante volte pensa che la strada alla gioia passi per la trasgressione, per le scelte dettate dall'egoismo». Invece? «Invece il saluto dell'angelo a Maria, “rallegrati, piena di grazia”, ci dice che la strada verso la gioia non passa per il peccato, ma per la grazia, la scelta di ciò che è bene agli occhi di Dio; che non c'è allegria nel farsi arbitri del bene e del male, ma solo nel cercare di conformare la nostra volontà, debole ed incerta, a quella del Padre, salda e rasserenante». (f.d.m.)
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