Una fiaccolata contro la “Buona scuola”

Martedì sera, in concomitanza con la discussione in Parlamento, marcia di protesta dalla stazione a piazza Duomo
Un momento della manifestazione degli studenti a Torino, 12 marzo 2015. Ad aprire il corteo degli studenti, che protestano contro la riforma della scuola del governo Renzi, uno striscione con la scritta 'Stop buona scuola, un passo indietro'. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
Un momento della manifestazione degli studenti a Torino, 12 marzo 2015. Ad aprire il corteo degli studenti, che protestano contro la riforma della scuola del governo Renzi, uno striscione con la scritta 'Stop buona scuola, un passo indietro'. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

BELLUNO. Il popolo della scuola bellunese scende ancora in piazza contro la “Buona scuola”. E lo farà martedì prossimo contemporaneamente alla discussione del testo del disegno di legge al Parlamento. Il giorno prima a Vicenza si terrà la manifestazione regionale.

La fiaccolata. Sindacati, docenti, studenti e genitori stanno organizzando una fiaccolata che partirà alle 20 dal piazzale della stazione ferroviaria di Belluno per giungere alle 21 in piazza Duomo, dove sono previsti gli interventi di chi vorrà dire la sua su questo tema scottante. Se anche questa protesta non dovesse sortire effetti, si parla già del blocco degli scrutini.

I sindacati. «La cosa positiva», commenta Walter Guastella, segretario della Flc Cgil, «è che c’è un totalità di intenti e di azione che coinvolge tutta la cittadinanza. Il problema è che questo decreto non prevede alcuna apertura, se non qualche operazione di maquillage. Non vorrei che questo incaponirsi, risponda alle minacce del Nuovocentrodestra di lasciare la maggioranza».

«I motivi della manifestazione sono tre», evidenzia Livio D’Agostino, segretario della Gilda veneto. «Quello che contestiamo è la governance e la valutazione dei docenti affidata ai dirigenti scolastici: quale garanzia possono dare sull’effettiva capacità degli insegnanti?», si chiede D’Agostino. «C’è poi l’inserimento immediato del personale precario che chiediamo venga stralciato dal ddl e applicato subito; infine, la questione degli albi territoriali. Intanto, il banco di prova sarà il voto di martedì: siamo pronti a non appoggiare il 31 maggio quelli a favore di questa riforma. E non sono pochi due milioni di voti persi», conclude il segretario della Gilda.

Anche per Milena De Carlo dello Snals «sono molte le incertezze intorno al ddl, che resta poco chiaro. Malgrado ci siano stati alcuni emendamenti dopo la nostra protesta, la sostanza non è cambiata».

Gli insegnanti. «L’unica cosa buona di questa riforma è che promette le immissioni in ruolo di parecchi insegnanti», esordisce una docente precaria di scuola superiore. «Ma temiamo gli albi territoriali, che non fanno altro che precarizzare ancora di più posizioni già incerte, visto che un docente dovrà attendere tre anni per essere confermato in ruolo da un preside. La riforma, purtroppo, si dimentica della meritocrazia: chi lavora di più e bene non sempre viene ricompensato. Spero che finalmente tutti quelli nelle mie condizioni trovino una stabilità e non una precarietà a cadenza triennale».

Dello stesso avviso Gisella Galatà, docente di pianoforte alle medie Ricci. «La cosa più ingiusta è la scarsa meritocrazia. Una scuola funziona bene solo se tutti lavorano con impegno. Ma si tende sempre a colpevolizzare gli insegnanti».

Galatà invita quindi il governo a guardare all’Europa «dove un docente viene valutato da ispettori. L’insegnamento non è per tutti: chi lo fa bene deve essere ricompensato».

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