Una festa con tanti ospiti in omaggio ai 90 anni della riserva di caccia
La messa di Sant'Hubertus è stata il momento centrale poi il pranzo con lo scambio di doni e i discorsi

Il sindaco Franceschi
CORTINA.
Grande festa a Cortina per i 90 anni della riserva di caccia ampezzana. Domenica mattina in chiesa della Difesa si sono riuniti a centinaia per prender parte alla messa di Sant'Hubertus suonata da un gruppo di cornisti. Cacciatori che hanno indossato l'abito della festa con il rametto di abete sul cappello, a sinistra, come vuole la tradizione. I loro familiari, le autorità politiche, civili e religiose di Cortina, dei paesi limitrofi e della Provincia. Sono state le parole di Frate Leone le più sentite. «Mi fa piacere che nelle celebrazioni del paese prima di tutto venga la messa», ha detto il sacerdote, dall'altare ornato con le corna di cervo in ricordo di Sant'Hubertus, «anche la caccia deve avere un suo modo di esistere, che torva la radice nella tradizione cristiana. La caccia non è per uccidere, ma per aiutare la selezione naturale e si può portare avanti con l'amore del Signore». La preghiera del cacciatore è stata letta dalla donna più anziana tra le quattro cacciatrici ampezzane, Angela Suani. Poi la festa è continuata all'Hotel Victoria con il pranzo, che ha visto 120 commensali, i discorsi ufficiali e gli scambi di doni. Guido Calvani, presidente provinciale di Italcaccia, ha regalato al presidente della riserva ampezzana Stefano Verocai un quadro con l'augurio che la riserva prosegua per altri 90 e più anni. Soddisfatto Verocai. «Abbiamo visto tantissima gente alla nostra festa», ha detto orgoglioso, «una festa che segna un traguardo importante della nostra tradizione venatoria. Un segno tangibile che la nostra associazione è più legata che mai al territorio e che ci ha permesso di parlarci, e di stare insieme». Un territorio che, come ha sottolineato l'assessore provinciale alla caccia Silver De Zolt, è tutelato grazie ai cacciatori. «I cacciatori», ha detto, «sono le sentinelle del territorio. E' grazie a loro se la nostra montagna è in ottimo stato. I cacciatori non sono come qualcuno li definisce, assassini: è gente che sa tutelare il proprio territorio». A Cortina i cacciatori portano avanti una selezione del bestiame e la tutela del territorio dal 1920. Un riserva che per anni è stata il punto di riferimento delle altre riserve come hanno sottolineato i presidenti delle riserve del Cadore presenti in sala. «I campanili nei nostri paesi sono aguzzi», ha ricordato Paolo Zanetti presidente del distretto venatorio, «ma il mondo venatorio è riuscito a smussarli. La riserva ampezzana ha dimostrato coscienza nella gestione del territorio e del patrimoni faunistico, un esempio per tutti noi. Saremo forti e rivendicheremo sempre il diritto di esistere e di essere cacciatori sul nostro territorio». (a.s.)
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