Una commissione d’inchiesta per i soldati malati di vaccino

BELLUNO. «La nostra speranza è che si faccia una legge oppure un decreto anche per le morti da vaccini com’è successo per i decessi da uranio impoverito».
A parlare è Santa Passaniti, la madre di Francesco Finessi, l’alpino, in servizio alla caserma “Salsa” di Belluno, morto nel 2002, all’età di 22 anni, per un linfoma non Hodgkin con il sangue e le cellule staminali pieni di metalli pesanti. A gennaio, in tribunale a Belluno, inizierà il processo a carico di un tenente colonnello medico del 16° reggimento degli alpini, accusato di aver falsamente attestato nel libretto sanitario di alcuni militari di leva di aver eseguito le visite mediche periodiche con cadenza quindicinale, quando, invece, non sarebbero mai state effettuate. Tra i libretti in questione c’era anche quello di Francesco Finessi.
La signora Passaniti è convinta che la somministrazione disinvolta dei vaccini al figlio, durante il servizio di leva, sia stata la causa del suo decesso. E la morte di Francesco è soltanto una tra le migliaia di morti sospette nell’esercito, negli ultimi anni. Una commissione d’inchiesta del Senato si sta occupando di queste morti sospette. L’ipotesi di alcuni esperti è che vi sia un nesso tra la somministrazione di vaccini e l’insorgenza di tumori e malattie autoimmuni. Nel mirino ci sono le somministrazioni sbagliate, troppo ravvicinate e contenenti una quantità esagerata di metalli pesanti. Proprio quelli che sono stati trovati nel sangue di Francesco. «Quello che è successo a mio figlio - tuona Santa Passaniti - è stato un fatto gravissimo. Non è possibile che vi sia un asterisco sul libretto sanitario, invece che una data o un’annotazione».
Santa Passaniti ha ingaggiato una battaglia per fare chiarezza sulla morte del figlio. Da dieci anni gira l’Italia per raccontare la sua storia e per arrivare alla verità. Per dire che la malattia che ha colpito suo figlio può colpire chiunque non conosca la conseguenze dell’assunzione determinati vaccini. Secondo la donna, durante il servizio militare, al figlio sarebbe stato somministrato per due volte il vaccino antitifoideo attraverso il "Neotyf", un medicinale che poi il Ministero della Salute, nel gennaio del 2002, ritirò dal commercio, adducendo "ragioni di mercato". Nel capo d'accusa, la procura contesta all'ufficiale che sarà processato anche "di aver attestato che il 15 novembre 2000 Francesco Finessi era stato sottoposto a visita medica, mentre quest'ultimo in realtà era a casa in congedo per malattia ed, inoltre, per aver omesso di riportare nel libretto sanitario del militare informazioni riguardanti la vaccinazione antitifoidea mediante somministrazione del vaccino Neotyf in corrispondenza del quale risulta apposto un asterisco, mentre dal registro interno delle vaccinazioni risulta effettuata in data 2 aprile 2001 per via orale".
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