«Un pezzetto lanciato in cortile»
Al processo per droga il racconto della zia teste

Il tribunale di Belluno
BELLUNO.
«Lui faceva il postino e ho visto che tirava qualcosa nel cortile: sono corsa subito e ho tirato su un pezzetto di roba marrone. Mio nipote diceva che era un pezzettino di legno, ma io gli ho chiesto: un pezzetto di legno profumato?». Un pezzetto di hashish quello che la zia di un imputato ha trovato nel giardino di casa a Longarone: l'ha consegnato a suo figlio (padre del ragazzo) e così è finito nelle mani della polizia, consegnato in questura. Processo per il giro di droga tra Belluno e Longarone, che portò la squadra mobile ad arrestare giovani che frequentavano la piazza e clienti dell'area dello skateboard a Lambioi. Si tratta di Alessandro Burigo, Marino Celentin, Francesco Dus ed Enrico Follador (difesi dagli avvocati Nicolai, Mazzucco, Sperandio, Orfino e Coletti), accusati di cessione di droga e finiti nella rete della squadra mobile di Belluno, a ottobre 2009. Sei furono gli arresti all'epoca, una dozzina gli indagati per un giro di compravendita che vedeva anche diversi minori consumatori. Sono continuate le testimonianze ieri in aula davanti al tribunale riunito in rito collegiale (presidente Trentanovi, a latere Scolozzi e Coniglio). Alcuni facevano fatica a ricordare e sono stati redarguiti dal presidente, contestati dal pubblico ministero Simone Marcon nelle loro dichiarazioni, diverse da quelle dell'epoca verbalizzate in questura. Diversità che, secondo uno dei testi, era dovuta al fatto che al momento dei verbali la polizia lo avrebbe «tartassato di domande», testuali parole sulla figura dell'imputato Celentin. Poi è stata la volta della zia di uno degli imputati che ha praticamente aiutato le indagini con quel «pezzettino di legno profumato». La donna ha spiegato che era uscita con il nipote e che, rincasando, dalla finestra aveva visto uno degli imputati (che faceva il postino) lanciare qualcosa al nipote. E' uscita («siccome avevo dei sospetti») e ha scoperto quel pezzetto che lei non sapeva fosse hashish. Una testimonianza molto particolareggiata, rispetto alle prime reticenze dei ragazzi: il giudice Trentanovi ha ringraziato anche la donna e questa: «Grazie a voi invece». Il processo è stato quindi rinviato al 21 dicembre.
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