Un milione di metri cubi di ghiaia da togliere per motivi di sicurezza

Il Comune vorrebbe usare quei sassi per il terrapieno della variante dalla zona industriale a Termine

LONGARONE

Nel letto del Piave, all’altezza di Longarone, fino a Fortogna, ci sono un milione di metri cubi di ghiaia di troppo. Forse anche di più. La Protezione civile regionale ha deciso di toglierli, perché – come da sempre afferma l’ingegnere Luigi D’Alpaos, consulente del Comune di Longarone per la sicurezza idrogeologica – creano rischi gravi di esondazione all’altezza della Fiera, della zona industriale e della ciclabile a Fortogna. Si tratta di prelevare almeno mezzo metro di materiali per due chilometri di alveo, largo cento metri. L’operazione è prevista – come assicura l’assessore Giampaolo Bottacin – nel piano post-Vaia per il prossimo anno. Con il materiale di risulta verrà costruito un argine di protezione. Ma il Comune di Longarone, col sindaco Roberto Padrin e i suoi collaboratori, sta verificando, insieme alla stessa Regione e all’Anas, una seconda ipotesi: utilizzare la ghiaia per il terrapieno della futura variante, dalla zona industriale fino all’ingresso della galleria di Termine di Cadore. Di questo si è discusso nel primo vertice tecnico dell’altro ieri in municipio. Tre le ipotesi in campo: passaggio in tunnel sotto la città, strada sulla sponda destra oppure sulla sponda sinistra del Piave. La galleria è sostanzialmente improponibile, intanto per i costi eccessivi ma soprattutto per i tempi.

«Già oggi è complicato arrivare a fine 2025 con la variante finita», sospira Padrin, «per cui dobbiamo correre».

Con la legge olimpica, il governo ha messo a disposizione 270 milioni. È fattibile una strada a scorrimento veloce tra Pian di Vedoia e la Gardona, dopo Castellavazzo, lungo appunto il Piave. Al limite, accordandosi con la Società autostrade, si potrebbe arrivare con il prolungamento dell’A27 fino alle prime industrie della cittadina. Ma il problema – precisa il sindaco – è di non perdere tempo. E, d’altro canto, Bottacin ha il problema di realizzare e possibilmente concludere la messa in sicurezza del Piave entro il prossimo anno. L’Anas, titolare dell’opera, potrebbe risparmiare, con i sassi del “fiume sacro” fino a 20 milioni di euro. Risparmio, questo, che Padrin, Bottacin, insomma Belluno vorrebbe riversare su altre opere infrastrutturali, a cominciare dalla strada per la Val di Zoldo e sul ponte di Cibiana.

«Insieme ad ulteriori risparmi che si possono comunque fare sempre sulla viabilità longaronese», afferma Padrin. Entro un mese l’Anas produrrà, al tavolo tecnico in municipio a Longarone, gli studi progettuali sulla strada che dovrà essere scelta. Intanto il Comune e la Regione si sono fatti dare dall’Autorità di bacino il benestare per il dragaggio del Piave ai fini della messa in sicurezza. Con tutte le attenzioni del caso – precisa Bottacin – nei confronti delle emergenze ambientali. Per fare un paragone, lungo il Cordevole, da Caprile ad Alleghe, le ruspe stanno movimentando meno di 500 mila metri cubi, pescandoli anche dal lago. E compiono il medesimo intervento di sicurezza idraulica, tirando su degli argini, lungo i quali scorrerà una pista ciclabile. Nel caso di Longarone, oltre all’argine ci sarà anche il terrapieno.

«Dobbiamo velocizzare il processo quanto più possibile», insiste Bottacin, «perchè l’acqua si sta mangiando, a Fortogna, parte della pista ciclabile».

Padrin è d’accordo, perché la variante, come si è detto, ha tempi stretti: un anno per il procedimento autorizzativo, un altro circa per l’appalto e poi il 2023 fino al 2025 per costruire l’opera.

«Siamo presi davvero per la gola», afferma scinsolato il sindaco. —



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