«Un marchio d’area per far ripartire il turismo agordino»

Renzo Minella sostiene l’idea di una cabina di regia unica «Siamo nella fase in cui abbiamo più risorse che idee»



«Siamo in un momento in cui abbiamo più risorse che idee, per questo puntiamo alla nascita di un marchio d’area che sappia compattare l’Agordino nel settore turistico permettendogli di recuperare il terreno perduto».

Per Renzo Minella, responsabile marketing Ski Area San Pellegrino, la possibilità di concretizzare l’idea di una cabina di regia per il turismo agordino, alla quale partecipino pubblico e privato, rappresenta un momento storico. Per questo, insieme al presidente dell’Unione montana agordina, Fabio Luchetta, ha presentato con forza questa necessità alla riunione per le aree interne di martedì ad Agordo.

«Con questa strategia», spiega Minella, «arrivano circa 4 milioni di euro per il turismo che non sono pochi e che si sommano a quelli che sono arrivati in questi anni. Tanti quanti mai ne erano arrivati prima. Tale scenario, però, ci porta ad assumerci responsabilità, tanto il pubblico quanto il privato. Lo dico perché oggi siamo nella situazione per cui ci sono più soldi che idee».

Per riequilibrare la bilancia, Minella e Luchetta ritengono fondamentale che ci sia un’organizzazione che faccia da riferimento per la vallata intera e che abbia sede ad Agordo. «L’idea è di far nascere un marchio d’area», spiega Minella, «un soggetto che dovrà avere un riconoscimento giuridico e che non si sostituisce alla Dmo provinciale, ma che deve creare i prodotti da condividere con questa, svilupparli, promuoverli e commercializzarli. Non possiamo infatti pensare che la Dmo risolva i problemi delle varie aree della provincia che non sono in grado di creare i prodotti e metterli nel contenitore».

Difficoltà che l’Agordino ha avuto nel corso degli ultimi tempi dimostrando soltanto in alcuni momenti la capacità di fare squadra. «Ormai», spiega Minella, «Dolomiti Stars sta chiudendo e i consorzi turistici di vallata sono in difficoltà e, in taluni casi, fanno quello che fa una Pro loco. Negli ultimi anni l’Agordino ha perso competitività non solo con le zone delle province confinanti, ma anche con aree della provincia stessa. La Valbelluna sta facendo meglio di noi e, se aggiungiamo che tante attenzioni oggi vengono rivolte a Cortina e al Cadore, capiamo che dobbiamo davvero rimboccarci le maniche». —



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