Un insetto salverà il castagno

Liberati a Seren trecento esemplari di Torymus sinensis che si ciba delle larve di vespa cinese

SEREN DEL GRAPPA. Si è alzata la contraerei contro la diffusione della vespa cinese, il parassita letale per il castagno da frutto che dopo aver fatto la sua comparsa nel 2010 continua a imperversare aggredendo le piante e causando danni ai produttori. La dottoressa Colombari dell'università di Padova è arrivata ieri alla scuola Agraria per eseguire in collaborazione con il consorzio del morone alcuni lanci dell'insetto antagonista del temibile Cinipide galligeno, o Dryocosmus Kuriphilus (nome scientifico della vespa cinese). A portare l'attacco biologico è il Torymus sinensis, introdotto in Valle di Seren e a Rasai nel castagneto sperimentale prima che iniziasse a piovere.

Le località sono state individuate grazie al lavoro dell'istituto Dalla Lucia e in particolare dalla professoressa Serena Turrin, che l'anno scorso ha raccolto insieme ad alcuni studenti le galle (ingrossamenti sulle gemme provocati dall'insetto) da castagni in produzione per consegnarle all'ateneo padovano per l'analisi. Dal monitoraggio fitosanitario quindi si è passati alla lotta vera e propria, anche se servirà tempo perché l'antagonista si sviluppi e si stabilizzi. Sono state portate dai ricercatori trecento esemplari (cento maschi e duecento fdemmine) di Torymus: «È il nemico naturale del Dryocosmus. Ogni insetto fa parte di una catena alimentare in cui c'è chi si nutre del parassita dannoso per la pianta. La difesa biologica, utilizzando l'antagonista, si basa su questo principio», spiega la professoressa di scienze, biologia ed ecologia applicata dell'Agraria Lorena Basei, che ha seguito il lancio con il collega Ezio Lise e quattro alunni. «La vespa cinese viene combattuta in natura dal Torymus, un altro imenottero che depone le uova dentro le gemme dove già ci sono le larve del Cinipide, ma si schiudono prima e mangiano quelle dell'insetto cattivo».

Dall'università di Padova i docenti sono arrivati con trecento esemplari del parassitoide (maschio e femmina per la riproduzione), liberate in due località nel serenese aprendo le scatoline che le contenevano vicino al ramo dell'albero. «Gli adulti del Torymus depongono le uova tra fine aprile e inizio maggio, che è il periodo ideale perché le larve dell'altro insetto sono ancora ferme dentro le gemme. L'importante è che non piova, altrimenti non si espandono perché non riescono a volare», aggiunge la professoressa Basei. «Bisogna cominciare dalle aree maggiormente infette, partendo dalle zone alte se si tratta di castagneti in pendenza e posizionandosi lungo la direzione del vento dominante. Il lancio poi andrà verificato, si spera che il primo vada bene ma non è detto. Serve monitorare se gli insetti avranno attecchito e iniziato a fare il loro lavoro». Una considerazione la fa inoltre il presidente del consorzio del morone Antonio Bassani: «E' un primo intervento, utile soprattutto per aiutare i soci a capire che si può fare qualcosa», dice. «Scartati gli insetticidi che alterano l'equilibrio ambientale, la lotta biologica sta dando buoni risultati e finalmente ci siamo arrivati».

Raffaele Scottini

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