Un fiume nero come la pece nel Rudan

Paura nel buio a Peaio: nell’alveo fango, terra e alcune piante. Belfi: «Dobbiamo capire da dove arriva la nuova colata»



VODO DI CADORE

Notte di apprensione a Peaio: il Rudan si è ingrossato nuovamente e da sopra le briglie è cominciato a scendere fango, terra e alcune piante. Un fiume in piena di materiale nero come la pece. I cittadini sono stati allertati dopo l’una dal rumore delle sirene e dal boato creato dalla colata.

Immediata la chiamata ai vigili del fuoco, che sono giunti con le squadre dei permanenti di Pieve di Cadore e dei volontari di Borca-Vodo; sul posto anche i carabinieri.

Il semaforo sulla Statale è scattato sul rosso a impedire il passaggio delle auto in transito, idem per il semaforo sulla ciclabile, che era comunque chiusa per la neve. I fari si sono accesi a illuminare l’alveo: ondate continue di materiale scendevano per pochi secondi, con soste di alcuni minuti. Per lo più acqua e fango, ma anche parecchi tronchi e sassi.

Il Rudan era attenzionato da martedì mattina, quando si era verificata la prima piccola colata di fango e terra. Tutto sotto controllo. Nella notte tra martedì e ieri, invece, c’è stata tanta paura, ma nessuno è stato evacuato. «Stiamo monitorando la situazione con i volontari di Protezione Civile», spiega il sindaco Domenico Belfi, «ora cercheremo di capire, tramite un sorvolo in elicottero, da dove è partita la nuova colata».

Un fenomeno inusuale in inverno. Era la prima volta, infatti, che il Rudan si ingrossava durate la stagione fredda. «Io ero a casa a Vodo a dormire», racconta Belfi, «e non ho sentito subito il cellulare. I vigili del fuoco hanno quindi contattato il vicesindaco Marchioni, che è venuto a svegliarmi. Giunti a Peaio, ci siamo confrontati con pompieri e carabinieri e abbiamo capito che la situazione non era tale da dover evacuare le famiglie. Dopo mezz’ora ho silenziato la sirena di allarme che continuava a suonare. Grazie ai fari ci siamo resi conto che la briglia era piena di materiale, per lo più fango e melma, ma anche rami e pezzi di albero».

Nel buio della notte non è mancata la paura: «Il fenomeno era davvero inquietante», spiega ancora Belfi, «per lunghi momenti non fluiva nemmeno più l’acqua nell’alveo del Rudan e in quei momenti si creva un silenzio spettrale. Vedevamo che sopra la briglia si fermava del materiale e pochi minuti dopo scendeva un’ondata imponente di acqua, fango e alcuni tronchi che durava pochi secondi. Abbiamo così deciso di riaprire la Statale e bloccarla ogni qual volta scendeva l’ondata per evitare che i sassolini potessero eventualmente colpire le poche auto in transito a quell’ora della notte».

Con l’arrivo dell’alba e della luce sono state verificate le pertinenze del torrente. Il ponte sulla ciclabile, rifatto dalla Regione Veneto, ha retto. Le case non sono state nemmeno sfiorate, la colata è stata contenuta all’alterno degli argini. «Ho contattato il Genio Civile e l’unità operativa forestale regionale», prosegue Belfi, «e ho chiesto un sorvolo con l’elicottero per capire da dove si muove la massa. Non parte dal’Antelao, l’area incriminata dovrebbe essere poco sopra le briglie, ma dobbiamo verificare». —

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