Un candelotto di dinamite in casa
Fratelli rinviati a giudizio per detenzione di esplosivo

Un cande- lotto di dinamite ha inguaiato due fratelli di Castellavazzo
BELLUNO.
Due fratelli di Castellavazzo sono finiti in seri guai. Tutto per una lite che aveva come oggetto del contendere un semplice scaldabagno. Ora, entrambi sono stati rinviati a giudizio per detenzione illegale di esplosivo. A novembre la prima udienza. Il fatto risale al 14 luglio del 2010, quando alla centrale operativa del 113, arriva una telefonata da parte di R.G., 55 anni, per denunciare il fratello, A.G., 53 anni, che litigava per lo scaldabagno. Arrivati sul posto, gli agenti della squadra volante sono stati invitati da R.G. ad entrare in casa: «Devo mostrarvi una cosa», dice loro. E dopo aver aperto una piccola botola, ha mostrato agli agenti il contenuto. Gli agenti quasi non credono ai loro occhi. Avvolto in una carta, c'era un candelotto di dinamite del peso di 45 grammi, con accanto due detonatori elettrici. Il guaio è che il candelotto "trasudava" nitroglicerina: dunque era potenzialmente in grado di esplodere. A quel punto gli agenti hanno chiamato immediatamente gli esperti per mettere in sicurezza il candelotto. E così, casualmente, da una semplice lite è emersa un'altra verità. Alla fine, però, G.R. (difeso dall'avvocato Paolo Ghezze) non l'ha fatta franca nemmeno lui. Perché è stato accusato di detenzione di quel candelotto in concorso col fratello A.G. (difeso dall'avvocato Luciano Licini). L'udienza preliminare, davanti al giudice Giorgio Cozzarini, s'è conclusa col rinvio a giudizio di entrambi i fratelli di Castellavazzo. Tutti e due, l'uno a fianco dell'altro, dovranno presentarsi davanti ai giudici del tribunale di Belluno, in composizione collegiale, il 16 novembre prossimo. Sulla carta, potenzialmente, rischiano grosso.
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