Ultras a processo per l’invasione «Cancelli aperti, nessuno scavalcò»

Ultime battute del processo ai 20 tifosi del Venezia per la festa promozione del maggio 2012 «Clima di festa, nessun problema con i bellunesi, volevamo solo un ricordo di quella bella stagione»
Belluno-Venezia, ultima giornata di campionato di serie D
Belluno-Venezia, ultima giornata di campionato di serie D
BELLUNO. Promozione e assoluzione? Cinque anni e passa dopo l’invasione pacifica della pista di atletica dello stadio Polisportivo di Belluno per la salita in Lega Pro del Venezia, i difensori dei venti ultras arancioneroverdi a processo (avrebbero violato la legge 401 del 1989) non vogliono soltanto vincere anche in tribunale, ma stravincere. Alcuni Daspo, i divieti di accedere alle manifestazioni sportive emessi dall’allora questore Ingrassia, sono stati revocati (in particolare, quello di Nicolò Vianello) e, quando ormai sembrava ora della discussione finale e della sentenza, il giudice Riposati ha dovuto disporre che le immagini girate dalla Digos il 6 maggio 2012 vengano proiettate in tribunale, durante l’udienza del 16 maggio dell’anno prossimo


I Daspo riguardavano anche Guglielmo Dei Rossi, Paolo Bolis, Lorenzo Stefani, Riccardo Niero, Pietro Asara, Claudio Dal Bello, Filippo Pierolli, Tommaso Tadiè, Pierandrea Fornaro, Luca Furlan, Daniele Mangini, Antonio Fantinelli, Marco Franzini, Andrea Perissinotto, Gianluca Zuccolotto, Alvise Marega, Alessandro Vianello, Matteo Tiozzo, Enrico Gazzetta e Gianluca Scantamburlo e l’articolo 6 bis della legge, al comma 2, punisce chiunque superi indebitamente una recinzione o separazione oppure invada il campo. La squadra stava tornando nei professionisti ed erano tutti a caccia di una maglia o, comunque, di un ricordo di una giornata storica. I difensori sono Adami, Romano e Tandura.


Il commissario di polizia Denza si è trasferito a Volterra e non c’era, ma è stata acquisita la sua relazione di servizio. Tre gli imputati presenti, che hanno risposto alle domande degli avvocati e del pubblico ministero Pesco. Tiozzo ha spiegato la sua presenza nelle fotografie della Digos: «Quel giorno c’era la partita a Belluno ed è venuto anche mio padre. Era l’ultima di campionato, il Venezia era già promosso e c’era un clima di festa. Eravamo in tanti. Verso la fine, ho visto della gente spostarsi verso il cancello della recinzione e ci sono andato anch’io, perché presumevo di poter andare a prendere una maglietta o un ricordo. Quando mi sono avvicinato, ho visto l’arbitro che ha fermato il gioco 30 secondi. Poi è ripresa e il cancello era aperto: sono entrato sulla pista. Non ho scavalcato e non ho visto nessuno scavalcare».


Niero ha aggiunto: «Era l’ultima giornata, quella della festa promozione in Lega Pro. Mancava poco al termine e sono salito sulla rete, per aspettare la fine e andare a prendermi la maglia di un giocatore, come si fa di solito. La sera stessa, a Trieste, è capitata la stessa cosa per Cagliari – Juventus e lo scudetto bianconero. Ero a cavalcioni sulla ringhiera. Il direttore di gara ha fischiato, a quel punto sono entrato sulla pista dello stadio, per avvertire la gente di stare ferma, perché il rischio era quello di perdere a tavolino, con punti di penalizzazione. Sono rientrato e ho aspettato la fine. I tifosi del Belluno non sono ultras e non c’erano problemi con loro. Fra l’altro, nessuno mi ha detto di scendere da lì».


Infine, l’esame di Asara: «Qualche minuto prima del fischio finale, mi sono posizionato sulla rete, senza scavalcare, per essere pronto ad andare a prendermi un souvenir. L’arbitro ha interrotto la partita e siamo stati invitati a scendere. Mi sono posizionato sulla pista e sono uscito, perché non volevo rischiare di danneggiare la mia squadra. Alla fine, sono entrato attraverso lo stesso cancello aperto, ma non sono riuscito a prendere nulla. Nessuno delle forze dell’ordine mi ha rivolto la parola e il fatto di entrare in campo non sarebbe stata vista come una provocazione da parte dei tifosi di casa».


Gli ultimi due tifosi, citati come testimoni non hanno visto niente di strano. Le foto con i nomi degli imputati non si possono produrre, ma le immagini riversate su un dvd di quel 3-0 saranno visionate a maggio.




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