Uccise la Brogliati: si costituisce

Fuga finita per Fulvio Penco. La polizia gli stava sul collo dopo l’evasione
carcere di Padova
carcere di Padova

PADOVA

A maggio era evaso dal carcere Due Palazzi approfittando di un permesso premio che aveva ottenuto dopo 26 anni di reclusione.

A otto mesi dalla fuga Fulvio Penco, 56 anni, originario di Trieste e condannato all’ergastolo per aver ucciso nel 1985 una psicologa del carcere di Belluno dove era detenuto per un altro reato. Fulvio Penco si è arreso dopo aver ingaggiato una specie di caccia all’uomo con la squadra Mobile di Padova. Penco, infatti, uscito dal carcere era scomparso nel nulla. Nessuna telefonata a parenti o amici, né contatti via telefono. Nulla. Per la polizia era diventato un rebus riuscire a localizzare l’uomo.

Che, tuttavia, probabilmente infastidito dal fatto che alla sua domanda di grazia nessuno aveva ancora risposto (gravata tra l’altro dall’accusa di evasione), aveva cominciato a scrivere lettere al magistrato di sorveglianza Giovanni Maria Pavarin. Missive in cui Penco diceva di essersi avvicinato alla religione, facendo riferimento anche alla Madonna Nera di Lendinara, in provincia di Rovigo. E’ scattata così un’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Paolo Luca che, con la collaborazione della squadra Mobile ha fatto terra bruciata attorno all’ergastolano. Dopo che la polizia ha contattato tutte le comunità del rodigino, l’uomo – che nel frattempo aveva scritto un’altra lettera – , forse convinto da chi lo aveva rinfocillato e dato un tetto per tutti questi mesi senza chiedere in cambio nulla, ha deciso di consegnarsi alla polizia che lo ha portato in carcere a Rovigo in attesta del suo trasferimento in quello di Padova.

Fulvio Penco è stato condannato all’ergastolo perché il 17 aprile del 1985 uccise Albertina Brogliati, una insegnate di 60 anni, docente di storia dell'arte di Belluno.

La donna venne trovata morta nella sua abitazione. I sospetti ricaddero quasi subito su Penco, all'epoca trentenne, che aveva conosciuto la professoressa mentre quest'ultima svolgeva la docenza in carcere. Fulvio Penco aveva ottenuto il permesso dal carcere a Padova anche per il suo comportamento dietro le sbarre. In questi anni aveva frequentato diversi corsi in carcere. Fra i quali il «Progetto Rewind», organizzato da Veneto sociale e sponsorizzato dalla Regione. Penco si era distinto per aver dipinto una giacca con la scritta «fine pena mai». (p.bar.)

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