Tutta la comunità alla camera ardente per l’ultimo saluto a Giovanni Bortot

Affollato funerale laico per il partigiano ed ex sindaco Pison: «È stato un esempio di buona amministrazione»

PONTE NELLE ALPI

L’ultimo saluto ad uno storico protagonista della politica e vita civile bellunese.

Tantissime persone si sono recate alla camera ardente di Giovanni Bortot aperta nel pomeriggio di ieri per un funerale laico. Molti amministratori attuali e del passato, associazioni e cittadini hanno reso omaggio alla figura di Bortot, scomparso a 91 anni dopo una lunga carriera come sindaco di Ponte e parlamentare del Pci, senza dimenticare la sua militanza partigiana e le lotte per i diritti e tutele dei lavoratori.

Il discorso di ricordo è affidato alle parole di Giuseppe Pison che ne ha delineato vita e valori. «Ha avuto una vita lunga ed intensa, maestro di passione civile, sempre animato da una rigorosa coerenza. La prima scelta che ha fatto è stata a 16 anni quando ha imbracciato i fucili nella Resistenza con il nome di battaglia di “Ardito” spinto dall’urgenza di liberare l’Italia dall’oppressione, dal riscatto dalla povertà e dal desiderio di uguaglianza e libertà: temi che saranno cari per lui per tutta la vita. Dopo il 1945 ha avuto lavori umili e iniziato l’attività di partito nel Pci, sempre al fianco dei pi deboli, in particolare del mondo contadino».

«Durante la sua appassionata militanza», ha continuato Pison, «si è fatto conoscere da tutti e con forza d’animo ha contribuito ha fondare una florida sezione del Pci a Ponte con molti iscritti tanti giovani che seguivano le sue idee espresse in modo semplice e di cuore. È stato consigliere comunale dal 1956, carica che manterrà per 50 anni. Poi c’è stato il Vajont, tragica vicenda che ha vissuto con umana pietà, lavorando nel recupero salme e poi nell’aiuto ai superstiti sia legale seguendo i parenti delle vittime fino al processo dell’Aquila che per la ricostruzione. Deputato dal 1968 per due mandati, non si risparmiava mai. Si ricordano i suoi appassionati comizi in ogni paese della provincia. Tra i suoi provvedimenti più importanti la legge per misconoscere la legge sulla silicosi, la malattia dei minatori».

«Negli ultimi anni», ha continuato Pison, «fu sindaco di Ponte dal 1980 quasi ininterrottamente fino al 1999, divenuto esempio delle buone pratiche delle amministrazioni di sinistra. Si batteva come un leone per le istanze popolari con le battaglie contro l’autostrada e per l’ambiente sui temi di acqua, i suoi boschi nel Nevegal e del Parco. Aveva deciso di donare un terzo del suo vitalizio, che riteneva eccessivo, alla casa di riposo di Ponte. Il suo ultimo auspico era di continuare la festa dell’unità a Pus, nel terreno da lui appositamente acquistato, evento che riteneva l’ultimo baluardo di ritrovo e dibattito del popolo della sinistra bellunese. Impegno che ora ci impegnano a mantenere».

Infine i presenti hanno intonato il suo canto preferito ovvero “Bella ciao” che ha suggellato l’ultimo viaggio verso il cimitero di Cugnan. —



Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi