Tromba d’aria, danni per tre milioni

Una quarantina le case lesionate a Farra, tre famiglie di immigrati sono state evacuate
I danni provocati dal tornado
I danni provocati dal tornado
ALPAGO.
Il giorno dopo si contano i danni che la tromba d’aria ha lasciato lunedì sera a Quantin, Cornolade Alte, Cornolade Basse, La Secca, Villanova. A Farra con il passare delle ore si sono moltiplicate le segnalazioni: da una decina sono diventate 40 le abitazioni lesionate. Si passa da quelle rimaste scoperchiate come scatolette di tonno a quelle appena sfiorate dal vortice. Un primo calcolo dice di danni per 2-3 milioni di euro nella sola frazione rivierasca. Per una serie di circostanze fortunate non ci sono stati feriti. Il 118 è stato allertato solo per casi di malori dovuti allo spavento e per una lieve ferita a La Secca. Tre famiglie di cinesi hanno dovuto evacuare l’abitazione in riva al lago. I comuni coinvolti chiederanno lo stato di calamità.


 
Dal Nevegal al lago.
La tromba d’aria si è formata nei dintorni di Quantin. Nel paese si sono registrati lievi danni a alcune case e al tetto della chiesa. Scendendo verso il lago di Santa Croce ha risucchiato come un aspirapolvere frutteti e coltivazioni varie. A Cornolade Alte è volato via il tetto di casa Prest. Gli alberi, compresi imponenti noci, sono stati letteralmente sradicati. La tromba d’aria a Cornolade Basse ha trovato sulla sua strada una casa di villeggiatura, di una famiglia di Rovigo. In questo caso è rimasta scoperchiata anche la cucina: impossibile rimanere nella casa con soluzioni tampone in attesa della ristrutturazione. E’ andata peggio alle tre famiglie di immigrati cinesi residenti nei pressi della chiesetta di San Paolo (danneggiata gravemente anch’essa). Di questi nuclei famigliari, due hanno trovato ospitalità da connazionali, uno è momentaneamente ospitato dal Comune di Ponte all’albergo De March di La Secca.


 
Soffitta risucchiata.
Le famiglie di Rino e Paolo Prest si sono trovate in pochi secondi senza un tetto sulla testa. «L’avevamo fatto nel 1975 circa», ricorda Rino Prest, «in tanti anni non avevo mai visto niente del genere. Ha portato via tegole e tutto il resto. Avevo dei peri favolosi che sono volati via, due piante non le trovo neanche più». La nuora Cristina alle 19 meno qualche minuto di lunedì era in casa: «E’ stata una cosa velocissima. Abbiamo visto che iniziavano a volare delle cose, allora mi sono messa al centro della casa con mia figlia perché avevo paura. Mio marito è rimasto a guardare fuori e ha visto volare il tetto verso il lago. La tromba d’aria ha risucchiato anche tutto quello che c’era in soffitta». Tutto sparito o sparso attorno a casa. Alcune cose sembra siano arrivate giù fino al lago. La cuccia del cane è volata via. Le famiglie Prest sono state le uniche colpite a Cornolade Alte. «Appena hanno visto che eravamo rimasti senza tetto tutti i vicini sono venuti a darci una mano», aggiunge Cristina Prest, «così abbiamo coperto un po’ alla meglio con dei teli, ma durante la notte ha continuato a piovere ed è entrata acqua in casa dalla botola della soffitta».


 
Ponte, pochi casi ma gravi.
Nel territorio pontalpino la furia di vento e acqua ha incontrato pochi edifici, ma li ha semidistrutti. «Abbiamo rilevato soprattutto tre situazioni critiche», spiega il sindaco Fulvio De Pasqual riferendosi a La Secca e alle due Cornolade. «Per le famiglie cinesi abbiamo dovuto emettere un’ordinanza di sfollamento», aggiunge, «perché la struttura non è sicura, era già prevista una ristrutturazione».


 
Farra, spazzati 50 metri.
«A Villanova la tromba d’aria ha colpito una quarantina di case, avanzando per circa un chilometro e spazzando una fascia di 50-60 metri». Il sindaco Attilio Dal Paos riepiloga le fasi della calamità: «Alle 19.15 di lunedì abbiamo istituito il centro operativo comunale con vigili del fuoco, soccorso alpino, polizia locale, protezione civile e guardia medica. Con i primi interventi in poco tempo sono stati messi in sicurezza molti edifici. C’è stato un notevole sostegno da parte dei cittadini, anche quelli non direttamente colpiti. Li ringrazio. Il paese si è dimostrato unito». La casa più scoperchiata di Farra è della famiglia di Luigi Dazzi. Il figlio Daniele lavora con l’impresa edile dello zio e trova la forza di ironizzare: «Mi sono costruito il tetto due anni fa, pensavo di sapere come andava fatto».


 
Rimarginare le ferite.
Lunedì a fine serata, con il prefetto Delfina Provvidenza Raimondo in sopralluogo, si contavano 25 case lesionate a Farra. Con le ispezioni della mattinata di ieri se ne sono aggiunte 15. Ora tocca all’ufficio tecnico valutare i danni. Il sindaco «a spanne» parla di 2-3 milioni. Ma cifre più precise si avranno venerdì. Dai comuni con le relazioni dei tecnici partiranno anche le lettere a Prefettura, Provincia e Regione per chiedere lo stato di calamità naturale. Ieri il consigliere regionale della Lega Gianpaolo Bottacin è intervenuto: «Ho già predisposto la lettera da inviare al presidente Giancarlo Galan affinché vengano aiutati tutti i cittadini e le attività imprenditoriali colpite dalla forza della tempesta di lunedì».
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