Treno delle Dolomiti, si parte da 10 studi

BELLUNO. Entro l'anno l'avvio della progettazione del treno delle Dolomiti. Ma oggi si sa solo da dove sicuramente partirà: Calalzo. Ma non dove arriverà, se a Dobbiaco o, addirittura, a Brunico. Incertezza anche sul percorso bellunese. Sempre ad oggi, le chance maggiori ce le ha Auronzo, con la Val D'Ansiei.
E Cortina, finora non citata? No, stiano tranquilli gli ampezzani. Il Dolomiti Express è concepito per portare "milioni di turisti" da Venezia fino ai piedi delle Tofane. Incertezze e sicurezze è quanto hanno raccolto ieri pomeriggio, allo Iuav di Venezia, i numerosi cadorini che hanno partecipato al convegno sulla nuova ferrovia delle Dolomiti, organizzato dalla stessa università, dall’ateneo di Padova e dal Cifi, l’associazione degli ingegneri ferroviari.
Dubbi ma anche sicurezze che sono arrivate fino al punto di chiedersi - da parte dell'ingegner Agostino Cappelli, dello Iuav - se è proprio questo il modo migliore di investire un miliardo di euro. Una domanda che è risuonata come una bestemmia all'udito di Daniela Larese Filon, sindaco di Auronzo e presidente della Provincia, e di Piermario Fop, coordinatore di Pas Dolomiti.
La sicurezza che il treno si farà, in 10 anni, e che i soldi si troveranno l'ha data Luigi Zanin, il più stretto collaboratore di Elisa De Berti, assessore regionale che col presidente Luca Zaia ha stretto un patto di ferro col Governo perchè questo sogno nel cassetto diventi realtà. De Berti non era presente perchè impegnata a Roma sui porti. Ma Zanin ha efficacemente rappresentato tutta la sua determinazione. Il gruppo di esperti, nominato dalla Regione, è già al lavoro per raccogliere la documentazione necessaria. Gli studi disponibili sono una decina, più o meno datati. La riunione più recente è dell'altro giorno.
Nelle prossime settimane sarà realizzato anche uno studio socio economico per capire in particolare quale sarà l'apporto di viaggiatori, in particolare pendolari, in provincia di Belluno ed in Val Pusteria e quanti potranno essere i turisti in salita da Venezia, dal Trevigiano e dal resto del Veneto.
Una cosa certa, già assodata, è che il treno delle Dolomiti sarà esclusivamente turistico, perchè il trasporto merci, dalle prime verifiche, non è conveniente; d'altronde, da una parte c’è la ferrovia del Brennero a provvedervi, dall'altra la Pontebbana per Tarvisio. Però in futuro, con degli aggiustamenti, qualche convoglio merci potrebbe esservi dirottato.
Al convegno la Provincia di Bolzano ha inviato l'autorevole Joachim Dejaco, direttore Strutture Trasporto dell'Alto Adige, che ovviamente ha confermato l'interesse per la nuova infrastruttura, ricordando, tra l'altro, che la ferrovia da Fortezza a San Candido ha quadruplicato in 5 anni i viaggiatori, da 700 mila a 2 milioni.
Ma da tecnico Dejaco non ha potuto sciogliere un nodo politico: per dove proseguirà da Cortina il treno delle Dolomiti? Dobbiaco sembrava, fino ad oggi, la destinazione naturale. Invece Arno Kompatscher, presidente di Bolzano, sta immaginando un’altra ipotesi, turisticamente più strategica: Brunico, ossia la capitale della Val Pusteria. Lo studio presentato ieri a Venezia dall’ingegner Gabriele Pupolin e dai colleghi Carlo Pellegrino e Claudio Fermani (il primo è del Collegio degli ingegneri ferroviari, il secondo è docente all'università di Padova, il terzo è di Serfer) prevede che dopo Cortina si punti, per gran parte in galleria, fino a San Virgilio di Marebbe e da qui si scenda a Brunico. In questo modo il treno porterebbe sciatori anche in Val Badia oltre che in Pusteria. Entro settembre, prima cioè che si passi allo studio di fattibilità, Kompatscher e l'Alto Adige decideranno quale sarà l'approccio della nuova infrastruttura.
E analoga decisione dovrà essere assunta da quest’altra parte delle Dolomiti: se cioè il treno proseguirà da Calalzo per la Val Boite, quindi attraversando Valle, Vodo, Borca e San Vito, o se farà tappa a Domegge, Lozzo, Auronzo, sotto le Tre Cime, a San Marco, per sbucare, in galleria, a monte di San Vito e proseguire per Cortina, ma dall’altra parte della valle. Quest’ultima, a sentire gli umori di ieri, pare la versione più probabile.
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