Treni non accessibili al turista disabile «Questa è l’Italia»

CALALZO. Stupore in Cadore per quanto è successo venerdì alla stazione di Calalzo, dove ad un turista svedese di 45 anni, disabile in sedia a rotelle, non è stato consentito di salire sul treno delle 15.10 in partenza per Venezia. Convinzione generale era infatti che tutti i treni fossero abilitati. Preso alla sprovvista dalla notizia anche il sindaco di Calalzo, Luca De Carlo.
«Non sono molto informato sul fatto», ha affermato, «anche se sono stupito che sui treni in circolazione nel 2013 non sia comunque possibile ad una persona disabile viaggiare come tutti gli altri cittadini. Non sono a conoscenza delle urgenze di questa persona, che non è comunque del posto; presumo però che, quando ha fatto il biglietto, abbia dimenticato di segnalare la sua disabilità. So solo che, dopo quanto successo ieri, questo turista rischia di essere denunciato per interruzione di servizio pubblico. Devo però purtroppo aggiungere che le barriere architettoniche presenti nei nostri paesi sono ancora molte. Prendete ad esempio il municipio di Calalzo: l’edificio è del 1929 e, per eliminare le barriere architettoniche per i cittadini che devono utilizzare gli uffici, dovrei costruire l’ascensore. In questo momento non è possibile, anche perché non ho i soldi per farlo».
«Probabilmente quel signore, nel suo paese», ha affermato un volontario del CSV, «è abituato a salire sui mezzi pubblici, metro e treni in primis, quando e come gli pare. In Italia, però, solo alcuni convogli sono attrezzati per il trasporto delle persone diversamente abili e così s’è verificato il patatrac con la protesta plateale del turista, che ha giudicato il diniego un’ingiustizia».
Controversi i commenti delle persone che si sono trovate ad assistere alla scena.
«Immaginiamo che il disabile svedese non conosca l’Italia», afferma Enrico Meneghetti del Comitato cadorino per gli handicappati, «deve partire da Calalzo per portarsi in città per i suoi impegni e vede il treno, mezzo di servizio, partire lasciandolo a piedi. Anch’io mi arrabbierei molto, ed insisterei per salire. Poco interessa se poco dopo ne parte un altro: ho le mie cose da fare da altre parti, e un servizio deve essere efficiente. Sempre. Ma in Italia non è così. Invece di denuncialo per il ritardo arrecato, rifletterei sui servizi che offriamo nel nostro Paese».
Ma, visto che si parla di Europa, qual è la direttiva vigente in casi come questo?
Le disposizioni stabiliscono che "le persone disabili o con mobilità ridotta devono vedersi garantire il loro diritto al trasporto; perciò le imprese ferroviarie e i gestori delle stazioni devono predisporre un'adeguata assistenza e un accesso non discriminatorio ai treni”.
Si presume in ogni occasione. Ma così non è.
Vittore Doro
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