Tremonti: noi in Friuli? No, ci bastano i fondi Letta

LORENZAGO. «Noi non vogliamo emigrare in Friuli, ma ci devono aiutare a restare. Magari ripristinando i fondi Letta». Così Mario Tremonti, sindaco di Lorenzago. In questi giorni il suo Comune sta esaurendo gli ultimi denari ricevuti da quel fondo, ristrutturando gli interni del municipio e in particolare le imposte. «Qui a Lorenzago», prosegue il sindaco, «con i fondi Letta abbiamo rinnovato la piazza, abbiamo acquistato la sede della farmacia e dell'ambulatorio, stiamo ristrutturando il ristorante Pineta sulla strada della Mauria, abbiamo fatto il parcheggio all'ingresso del paese».
Domani anche Tremonti sarà a Cordignano, dove alle 17 si incontreranno i sindaci dei 28 Comuni di confine col Friuli, appartenenti alle province di Belluno, Treviso e Venezia, per discutere dei loro problemi e, in particolare, approfondire la proposta di legge per il ripristino dei fondi con il senatore Giovanni Piccoli. «Proposta che deve essere portata avanti», afferma Roberto Campagna, «tanto più che anche l'on. Roger De Menech, esponente della maggioranza di Governo, si è pronunciato per un'analoga iniziativa».
Campagna è il sindaco di Cordignano ed è presidente dell'Associazione dei Comuni di Confine. «Ho sentito parlare di fondi da 20, 30 milioni di euro l'anno. In verità ne basterebbero 7 o 8, almeno per cominciare. O meglio per continuare i fondi Letta che sono arrivati, in tre tranche, fra il 2007 e il 2012, poi niente più».
Fondi da finanziare attraverso il Governo o la Regione Friuli Venezia Giulia. Ma la presidente Debora Serracchiani ha già detto di no. «Certo, è comprensibile se le chiediamo l'impossibile. Ma sono cifre minime, quelle che domandiamo, tali», sottolinea ancora Campagna, «da alleggerire il gap che riscontriamo tra i trattamenti che riceviamo da Roma e quelli che vediamo attribuiti ai Comuni d'oltre confine».
Come Mario Tremonti, anche Roberto Campagna sostiene che la stragrande maggioranza dei comuni veneti di confine non vuole andare col Friuli Venezia Giulia. «Desideriamo restare in Veneto, ma in condizioni di maggiore dignità; oggi ci sentiamo da serie C, rispetto ai Comuni della nostra stessa Regione che confinano con Trento e con Bolzano».
Sappada, dunque, resta sullo sfondo. «La scelta dei sappadini va rispettata», dice il sindaco di Lorenzago, «perché è dettata da ragioni storiche, culturali. Sappada, però, denuncia il nostro stesso disagio. Noi, a differenza loro, preferiamo restare in Veneto, ma è evidente che vanno colmate le differenze di trattamento oggi esistenti. Un nostro concittadino riceve un quarto di quanto hanno gli abitanti dei Comuni d'oltre frontiera». Frontiera? «No, scherzavo. Con gli amici di Forni di Sopra e della Val Tagliamento abbiamo ottime relazioni. Il passo Mauria unisce, anziché dividere».
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