Tre notevoli scoperte aprono il nuovo numero dell'Archivio storico

Ferruccio Vendramini
Ferruccio Vendramini
Una stele per la sepoltura di una liberta nel bellunese romanizzato del I secolo a.C.. La storia di un tumulto popolare duramente represso nella Limana dell'Ottocento. Un crocifisso appena scoperto che potrebbe allungare le opere del catalogo di Valentino Panciera Besarel.  Questi i temi portanti del nuovo numero dell'Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore, quadrimestrale diretto da Paolo Conte, che apre l'edizione di gennaio-aprile 2011 con tre cospicui contributi.  Il primo, a firma di Davide Faoro, tratta la scoperta di una stele di sepoltura di piccole dimensioni: ultimo saluto confezionato per una antica liberta vissuta nell'agro bellunese "Il sonno di Pinaria Prima" - dedicataria di questa piccola epigrafe in roccia dolomitica, ora conservata presso privati - era vegliato dall'indicazione del suo spazio fu nebre.  Proveniente da un'area agricola tra Visome e Castoi, che ospitava un torrione altomedievate chiamato Castello di Cor, in cui venne utilizzata come materiale da reimpiego, la stele è la prima ad attestare in area bellunese la suddivisione del terreno per l'area sepolcrale. «Uno spazio limitato che - scrive Davide Faoro - al pari delle dimensioni e della fattura della stele, indica il basso profilo socio-economico raggiunto dalla ex schiava, ma anche la volontà di tutelare il "suo spazio vitale per il dopo"».  Ed è ancora la divisione della terra che occupa la ricerca di Ferruccio Vendramini, che studia un fatto di cronaca giudiziaria avvenuto nel 1897 a Limana. Il cuore del contendere, in un'epoca di pressione demografica, forte emigrazione e povertà diffusa, è la destinazione delle terre in comune definite come "beni comunali".  Seguendo la ricostruzione fatta dai giornali dell'epoca, Ferruccio Vendramini segue il destino di undici limanesi, protagonisti delle proteste contro il notaio, Cesare Mori, unico a dare voto contrario alla deliberazione del Consiglio Comunale di destinare le terre comuni ai residenti. Arrestati nel cuore della notte, prelevati dalle proprie case, imputati di violenza e oltraggio gravi contro un funzionario pubblico nell'esercizio delle sue funzioni, gli undici vengono processati. E, nonostante le testimonianze in loro difesa del sacerdote e del sindaco, vengono infine condannati a venti mesi (ridotti poi a 9 in appello) dopo la testimonianza del maresciallo dei carabinieri Angelo Tamburlin: una condanna pesante, sulla cui sproporzione rispetto ai fatti accaduti potrebbe avere pesato - ipotizza Vendramini - "il clima di forte tensione creatosi a fine secolo tra magistratura e mondo politico nazionale". Resta di fatto aperta la questione relativa al cambiamento del sindaco: lo stesso che aveva difeso i limanesi risulta infatti, poco tempo dopo, sostituito.  Nota di colore: nei documenti riportati non si può non accorgersi che i nomi degli avvocati che hanno seguito il dibattimento erano Miari, Sperti, Perera e Pietriboni. Ultimo contributo dell'Archivio è infine quello di Massimo De Grassi, che da una parte analizza un pulpito poco studiato, frutto della bottega Besarel, che si trova a Bottrighe, in provincia di Rovigo; dall'altra propone l'acquisizione al catalogo dello scultore di un Crocifisso in cirmolo rinvenuto di recente a Romao, che avrebbe precise affinità con un analogo esemplare conservato al Museo Civico di Belluno.  Nella seconda parte della rivista, le comunicazioni portano due articoli (di Francesco Laveder e Enzo Croatto) sul toponimo e cognome Lavedèr. Si occupano di mostre, incontri e notizie Rita Dal Pont, Paolo Conte, Renza Fiori, Alessandra Cason, Isabella Pilo e Rodolfo Zucco. In coda, recensioni di Bruno De Donà, Ugo Pistoia, Claudio Comel, Bianca Simonato, Monica Frapporti, Luigi Guglielmi, Stefania De Vido, Giorgio Maggioni e Livia Maggioni, Ferruccio Vendramini e Alessandra Cason.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi