Trapianto da record al Codivilla
CORTINA. Rischiava l'amputazione o il blocco della gamba Giuseppe Colazzo, 48 anni, camionistadi Nardò in provincia di Lecce, ma all'ospedale Codivilla-Putti di Cortina d'Ampezzo sono riusciti a salvargliela con un'operazione mai fatta prima in Italia, e con casi molto limitati in Europa: il trapianto completo dell'articolazione del ginocchio da donatore deceduto.
È successo a ottobre ma la notizia è stata data ieri, nella sala convegni "Colombani" del Codivilla Putti, alla presenza del direttore sanitario Carlo Brusegan, del dottor Francesco Centofanti, del medico anestesista Veranda, della caposala Lena Nerella e dello stesso paziente, che si è presentato per un controllo a distanza di otto mesi dall'operazione.
«Siamo molto lieti di dare questa notizia, alla presenza del paziente» ha detto Centofanti. «A volte si fanno delle cose straordinarie, ma poi non vengono comunicate, e la gente non sa come e quanto lavoriamo qui dentro».
Colazzo si è rivolto al centro ortopedico cortinese dopo aver effettuato ben sette interventi al ginocchio. Tutto iniziò nel 2005, quando in seguito ad un banale dolore al ginocchio, dovuto a problemi alla rotula, Colazzo si sottomise ad un intervento in artroscopia. Un anno dopo ricominciarono i dolori, questa volta a causa di una infezione alla parte operata. Colazzo si sottomise ad un secondo intervento per curare l'infezione e da qui iniziò un processo senza fine.
«Da noi il paziente arrivò nel 2008, dopo sette interventi, inizialmente per curare l'infezione ossea al ginocchio, che si stava espandendo anche alla tibia», spiega Centofanti, già primario del Codivilla, che ha eseguito la delicata operazione. «Dopo due anni ritornò, perché l'infezione aveva leso i tendini, i legamenti, e parte dei muscoli cosciali. Il ginocchio ormai non teneva più. Lo abbiamo di nuovo operato e abbiamo provato ad inserire un legamento artificiale. Ma dopo un anno ci siamo trovati di nuovo da capo, perché non era solo il legamento indebolito, ma anche gli altri muscoli e tendini, sempre a causa dell'infezione interna».
La situazione si presentava tale da non permettere nessun tipo d'impianto di protesi artificiale. A quel punto, le possibilità erano due: bloccare la gamba, privando il paziente della possibilità di usarla, oppure tentare il trapianto da cadavere. Dopo aver ottenuto il consenso del paziente, i sanitari dell'ortopedia di Cortina hanno eseguito l'intervento.
«Il "pezzo" è arrivato da Treviso, dove c'è una banca delle ossa con cui il nostro ospedale è continuamente a contatto; un ginocchio completo, da donatore cadavere, con rotula, tendini, legamento rotuleo, parte dei muscoli del quadricipite, parte superiore della tibia». L'equipe medica era composta dal primario Francesco Centofanti, dal medico di microchirurgia dell'istituto Giomi di Reggio Calabria Pietro Cavaliere, dall'anestesista Luigi Veranda, che lo ha assistito anche nella parte post-operatoria.
«Dall'ottobre scorso, quando il signor Colazzo è arrivato qui e non riusciva nemmeno a camminare, lo abbiamo rivisto oggi, e guardate: sembra non sia successo niente». Colazzo infatti cammina normalmente nella sala Colombani del Codivilla e mostra ai presenti il riacquisto totale del piegamento e della distensione del ginocchio. «Sto benissimo, non mi accorgo di niente, il ginocchio lo sento mio, non sento di avere dentro qualcosa che non mi appartiene». Centofanti spiega che il trapianto di un'articolazione «non dà sintomi di rigetto come il trapianto d'organo, a parte alcuni casi».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi