Tocca ai sindaci scegliere il tracciato dell’elettrodotto

BELLUNO. Alternativa A o B? Razionalizzazione fino a Levego o elettrodotto a mezza costa Nevegal? Terna chiede ai sindaci di dire quale soluzione preferiscano.
Lo ha fatto alla fine dell'assemblea pubblica nella quale, giovedì sera, è stato presentato il progetto nella parte che interessa Limana. Al termine della serata il responsabile dei rapporti con il territorio, Adel Motawi, ha scambiato qualche parola con il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, e con l'assessore all'ambiente di Ponte nelle Alpi, Ezio Orzes, chiedendo loro di indicare quale alternativa preferiscano.
Perché «sul tavolo ci sono entrambe», ha spiegato Motawi. La decisione finale spetterà poi al Ministero. In precedenza, il responsabile per il Triveneto dei rapporti con il territorio, Stefano Lorenzini, aveva illustrato ai limanesi il progetto, nel tratto che interessa il loro comune. Se il Ministero alla fine autorizzerà il progetto a mezza costa Nevegal, il tracciato passerà nella parte alta del comune di Limana e sarà demolita la linea che attraversa il centro abitato (Terna quindi parla di spostamento della linea). Ma i cittadini si sono mostrati contrari.
Chi vive fra Ceresera, Cros e Triches non vuole trovarsi tralicci armati a 380 kV (anche se Terna ha ribadito che sui cavi passerà corrente a 220, perché il processo in autorizzazione è sul 220) dove adesso non ci sono. Diverse persone hanno chiesto perché non si possa interrare la linea. Lorenzini ha spiegato che l'interramento si fa dove è possibile e che «interrando già il 220 kV sulla Polpet – Vellai non possiamo permetterci un interramento anche sulla Polpet – Scorzè. Significherebbe abbassare il livello di sicurezza della linea».
Giovanni Campeol, però, esperto nelle valutazioni di impatto ambientale dei grandi progetti infrastrutturali, ha definito questa una «bugia diplomatica. Ci sono le tecnologie per interrare. Lo si fa a Ponte nelle Alpi, perché qui no?».
Il messaggio lanciato da Campeol è di rivedere tutto il progetto: «Perché il Bellunese ha bisogno di infrastrutture, ma bisogna farle bene e si è capito che in questo progetto c'è qualcosa che non funziona». Fra i più agguerriti in sala c'era Pierluigi De Barba, titolare di un bed&breakfast a Cros, che ha detto: «Noi bellunesi non abbiamo alcun interesse che questa linea passi sul nostro territorio, visto che serve per portare corrente in pianura. Noi i tralicci di 40 metri non li vogliamo, e farò di tutto contro questo progetto».
Alla richiesta di un'altra cittadina di capire se non ci sia un'alternativa «che non sia spostare da una parte all'altra i tralicci», Lorenzini ha usato un'espressione che ha sollevato malumore: «Si tratta di un contributo di solidarietà al paese», ha detto l'ingegnere, aggiungendo poi (dopo le lamentele giunte dalla platea): «Intendevo “di pubblica utilità”. Ogni parte d'Italia si prende carico del trasporto dell'elettricità che serve al territorio». Contro questa affermazione è intervenuto anche l'assessore pontalpino Ezio Orzes, che ha caldamente invitato Lorenzini a «non parlare mai più di solidarietà per la trasmissione di energia elettrica in provincia di Belluno, perché questa terra ha già pagato per questo».
Il termine Vajont non è stato usato, ma il riferimento è chiaro. Orzes ha anche spiegato che «stasera abbiamo visto un'alternativa che non trova d'accordo gli altri Comuni. Con noi il percorso è stato diverso, c'è stato un dialogo che ha portato a trovare il miglior compromesso possibile. Limana, invece, oggi ha a disposizione una sola alternativa. Potrebbero essercene altre. Una scelta va fatta con consapevolezza».
A favore dello spostamento c'è stato un solo intervento dalla platea.
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