Tnt Global Express, la filiale bellunese a rischio chiusura

BELLUNO. Prevista la chiusura della filiale bellunese della Tnt Global Express, una delle società di corrieri più importanti d’Italia. La filiale locale ha sede in via Masi Simonetti e conta sei...

BELLUNO. Prevista la chiusura della filiale bellunese della Tnt Global Express, una delle società di corrieri più importanti d’Italia. La filiale locale ha sede in via Masi Simonetti e conta sei impiegati più un “quadro”: in tutto sette persone che rischiano di rimanere senza un lavoro. Senza contare poi gli autisti che eseguono il recapito dei pacchi: per loro la situazione è diversa visto che fanno capo a cooperative.

Se chiuderà la sede di Belluno non si sa che fine faranno questi lavoratori: se saranno dirottati in altre attività o se rimarranno a mani vuote.

Per scongiurare questo scenario drammatico, venerdì prossimo a Padova, davanti alla sede della Tnt Ge, si svolgerà un presidio mentre sarà indetta una giornata di sciopero.

«Siamo di fronte ad una situazione grave», precisa la segretaria della Filt Cgil, Alessandra Fontana che sta seguendo la vicenda. «Per questo è importante che lo sciopero della settimana prossima sia il più partecipato possibile. Più saremo, più si riuscirà a far sentire il nostro disappunto». Inoltre il primo luglio sono convocate le organizzazioni sindacali per trattare e discutere. «E ci auguriamo che l’azienda faccia dietrofront dai suoi propositi».

La crisi della Tnt è arrivata come un fulmine a ciel sereno. «In tutta Italia ha dichiarato un esubero di 854 lavoratori, pari al 29% del totale della forza lavoro che è di 2.980 unità. E in Veneto le sedi operative interessate dalla ristrutturazione sono appunto Belluno e Rovigo», precisa Vittorio Bertocco, segretario della Filt Cgil di Treviso.

«L’esubero è stato motivato da scelte operative sbagliate, fatte di sottovalutazione della crisi, matrimoni non consumati (con Ups) e abbassamento di tariffe scellerato. C’è da considerare, però, che il lavoro del corriere porta con sè un indotto fatto di facchinaggio (nei magazzini), di distribuzione (couriers) e quindi i lavoratori che rischiano il posto sono qualche migliaio. L’abbandono, infine, del territorio da parte di questi soggetti può produrre risultati opposti a quelli faticosamente guadagnati, lasciando spazio ad altri soggetti più orientati a situazioni “border line”», conclude Bertocco.

Paola Dall’Anese

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