Tnt, chiusura confermata entro la fine di ottobre

Nell’accordo al ministero non c’è scampo per la filiale e il personale bellunese Chiesto ieri al prefetto l’interessamento per salvare i sette posti di lavoro
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. Confermata la chiusura della filiale di Belluno della Tnt a partire dal 28 ottobre prossimo con l’avvio della cassa in deroga a zero ore fino al 31 dicembre per i sette dipendenti che saranno poi licenziati. Brutte notizie per i dipendenti della società di consegne dopo l’accordo raggiunto l’altra sera in sede ministeriale tra il gruppo Tnt e le parti sociali. Un accordo che sembrava aprire uno spiraglio di ottimismo per i dipendenti bellunesi, ma che ieri, ad un’attenta lettura, si è rivelato invece la mazzata finale. Non vi è alcuna certezza neppure rispetto ad una possibile ricollocazione del personale, anche se nell’accordo la si individua per 250 unità legate all’attività di data entry di customer service, di light insourcing e la si rinvia per ulteriori 50 posti di lavoro ricollocabili a successivi accordi sindacali.

Ed è proprio per far sì che il personale bellunese possa entrare tra quei 50 che si salvano, che ieri mattina Alessandra Fontana segretario della Filt Cgil e i lavoratori della filiale di via Masi Simonetti sono andati dal prefetto Maria Laura Simonetti. «Abbiamo chiesto al prefetto un interessamento nelle competenti sedi governative, affinché nel procedimento di ricollocazione venga salvaguardata la filiale di Belluno e i lavoratori. Il servizio di corriere e spedizione, infatti, ha sul territorio un valore fondamentale al pari per certi versi di un servizio pubblico essenziale. Una chiusura definitiva della struttura comporterebbe dunque un danno enorme per un territorio già pesantemente colpito dalla crisi e da un impoverimento quotidiano di servizi e occupazione».

Il prefetto al termine ha riconosciuto il valore pubblico del servizio di Tnt per questo territorio promettendo di attivarsi perché tra i 50 posti da ricollocare rientri anche il personale bellunese. Di questo interesserà il ministero e il prefetto di Torino dove c’è la sede della Tnt».

Ma il sindacato farà leva anche sui parlamentari bellunesi e sui consiglieri regionali perché «anche la Regione deve fare la sua parte», dice Fontana.

Intanto, restano però tra i lavoratori l’amarezza e lo scoraggiamento. «L’azienda non ci ha detto nulla di quanto stava accadendo e dell’accordo fatto, in cui perdiamo il nostro posto. Nemmeno una mail. Il clima è teso, siamo sfiduciati, però il lavoro c’è e molto, tanto che siamo costretti a fare straordinari. I clienti ci sono vicini, anche se qualcuno ormai se n’è andato, vista l’incertezza sul futuro di questa società in provincia», dicono i lavoratori. Ma tra le varie ipotesi presentate dall’azienda c’è anche quella di lasciare solo il magazzino a Belluno per portare la “testa” a Treviso. «Ma questo non è possibile per un territorio come quello montano. La filiale con tutte le sue attività deve rimanere qui», conclude Fontana.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:tntchiuisura

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi