Titoli falsi da 40 milioni prosciolto l’ex bancario

I giudici hanno riqualificato il reato contestato in tentata truffa aggravata Ma a otto anni dal fatto la prescrizione ha “salvato” Stefano Turrin

FELTRE. Non fu impiego di denaro di provenienza illecita ma un maldestro tentativo di truffa. Per questo motivo il tribunale ha prosciolto Stefano Turrin, 47 anni di Pedavena, ex capo area feltrino della banca Bovio Calderari (difeso dagli avvocati Antonio Prade, Domenico Carponi Schittar e Massimo Montino).

I fatti risalgono al 3 ottobre 2005, alcuni mesi prima che scoppiasse lo scandalo del “buco” a sei zeri nella filiale della banca feltrina e per il quale Turrin è stato condannato a due anni e 6 mesi per truffa. Quel giorno Turrin, attraverso un intermediario svizzero ed altre due persone che alcuni giorni prima aprirono alcuni conti correnti, depositò presso la sede della filiale feltrina della banca Bovio Calderari, 40 certificati di credito olandesi al portatore “Bonds Ing Bank” del valore complessivo di 40 milioni di euro (un milione a titolo). Quello sarebbe dovuto essere un “colpo grosso” per la banca trentina. Tanto grosso quanto “anomalo”. E così alcuni giorni dopo quello strano deposito, su sollecitazione della banca (che, altra anomalia, aveva un capitale sociale inferiore di 10 milioni rispetto al valore di quel deposito), i titoli furono prelevati dal faccendiere svizzero e la Bovio Calderari scrisse a Turrin una lettera di contestazione per rimproverarlo della leggerezza con la quale si prestò ad effettuare quell'operazione senza informare i vertici dell'istituto di credito.

Nel corso della sua requisitoria, è stato lo stesso procuratore capo della Repubblica di Belluno, Francesco Saverio Pavone, a chiedere la riqualificazione del reato inizialmente contestato a Turrin in tentata truffa aggravata e quindi prosciogliere l’imputato per intervenuta prescrizione. Secondo il procuratore si trattò di tentata truffa in quanto quei titoli erano in realtà inesistenti. «Si tratta di titoli - ha sostenuto Pavone - che non esistono su carta ma che possono solo circolare “on-line” nelle transazioni tra banche. Quella depositata da Turrin non era altro che carta straccia». E non è mancata una bacchettata ai funzionari della banca trentina che avrebbero dovuto accorgersi che nei titoli “Bonds Ing Bank” la capitale Amsterdam era scritta con la “n” finale. Un marchiano errore, che doveva essere subito colto da quelli che si presume esperti funzionari di banca. La difesa nel processo Turrin-ter, con gli avvocati Prade e Montino, ha dunque spuntato un proscioglimento che va ad assommarsi all’assoluzione per un presunto contratto falso intestato ad una cliente della banca.

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