“Terre dell’occhiale”, nasce un ecomuseo per valorizzare la storia del distretto del Cadore
«Diamo risalto al territorio e ne promuoviamo lo sviluppo»

Da presidio medico e prodotto della moda ad attrazione turistica, fra storia ed innovazione tecnologica. Così è visto l’occhiale nel progetto “Terre dell’occhiale – Ecomuseo dell’occhialeria bellunese” che sarà presentato domani alle 16. 30 al Museo dell’occhiale di Pieve di Cadore.
«L’idea è quella di collegare i musei ed i siti industriali del Cadore e dell’Agordino», spiega la curatrice del Museo dell’occhiale, Elena Maierotti, «per valorizzare il patrimonio culturale del distretto, rafforzare l’identità e l’immagine delle imprese e promuovere lo sviluppo del territorio diversificando l’offerta turistica nell’area».
Ecco come nasce il progetto: «Si tratta di una collaborazione nata tra l’Università di Padova, ed in particolare il dipartimento dei Beni culturali, Archeologia, Storia dell’arte, del cinema e della musica (DBC), Confindustria Belluno Dolomiti, Certottica ed appunto il Museo dell’occhiale, rispondendo ad un bando della Fondazione Cariverona denominato Nuovo Sviluppo».
L’obiettivo è dichiarato: «Vogliamo creare un ecomuseo dell’occhialeria bellunese collegando i musei e i siti storici produttivi – ad iniziare dalla prima fabbrica dell’occhiale, quella di Rizzios di Calalzo dei fratelli Angelo e Leone Frescura e di Giovanni Lozza, in località Le Piazze, attualmente un rudere, ma anche la sede storica della Safilo – alle aziende che ancora oggi fanno del Cadore uno dei distretti fondamentali dell’occhiale».
Insomma, la volontà è quella di “mettere a valore” la storia dell’occhialeria bellunese, delle sue imprese e dei suoi protagonisti, e il ricchissimo patrimonio di esperienze, di saperi e di prodotti conservati nelle loro collezioni e nei loro archivi.
«Il tutto», prosegue Maierotti, «in forme integrate e coerenti con il contesto naturale e paesaggistico, per promuovere la cultura industriale e farne un motore di sviluppo economico e sociale per il territorio. L’occhiale rappresenta una delle più illustri tradizioni produttive del Paese, un vero e proprio fiore all’occhiello del made in Italy. Con questo progetto vorremmo usare una chiave di lettura innovativa, sviluppando nuove competenze, specialmente tra i giovani, nel digital asset management, nell’heritage marketing e nello storytelling di impresa e di territorio e favorendo la nascita di nuove imprese e professioni collegate alla valorizzazione del patrimonio industriale a fini culturali e turistici».
La regia è del Museo dell’occhiale; partendo dalle migliori esperienze internazionali ed avvalendosi di tecnologie hardware e software d’avanguardia, l’Ecomuseo permetterà di ricevere e condividere da diverse posizioni, su diversi supporti e in diversi formati, materiali multimediali sulla storia, i protagonisti e i prodotti dell’occhialeria nel contesto naturale e paesaggistico delle Dolomiti. Il tutto, commentano gli organizzatori, con un occhio rivolto al turismo sostenibile e di qualità, orientato alla “riscoperta” della principale industria del Bellunese e collegato ai percorsi di turismo “dolce” e sostenibile nell’ambiente montano.
Si pensa già al coinvolgimento delle imprese del distretto. Come? «Con corsi di formazione sulla loro storia e sulle strategie per la tutela e la valorizzazione del loro patrimonio industriale, quale strumento per rafforzare i propri marchi e le proprie attività. I musei, le sedi storiche e le collezioni aziendali saranno inserite in percorsi esperienziali fortemente attrattivi per il pubblico, contribuendo a diversificare e destagionalizzare l’offerta turistica in provincia».
Il progetto, che si svilupperà nell’arco di due anni, è finanziato da Fondazione Cariverona con un contributo di 100mila euro nell’ambito del bando “Nuovo sviluppo” e cofinanziato dal Museo dell’Occhiale, da Anfao (Associazione nazionale fabbricanti articoli ottici), da Confindustria Belluno Dolomiti e da Ebo (Ente bilaterale occhialeria).
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