Tentò di uccidere la fidanzata: condannato

ALLEGHE. Colpevole di tutto. Anche di tentato omicidio. Il tribunale di Belluno ha condannato Alessandro Pallua a tre anni, nove mesi e 10 giorni. I giudici Coniglio, Feletto e Cittolin hanno riconosciuto al 29enne agordino le attenuanti generiche e quella del risarcimento di 6 mila euro all’ex fidanzata Elena Crupi, che peraltro non ha incassato l’assegno e non si è costituita parte civile. L’accusa del pubblico ministero Paolo Sartorello ha retto del tutto, anche se la sua richiesta era di cinque anni e tre mesi.
Mentre il difensore Maurizio Paniz aveva tentato di far derubricare il tentato omicidio in lesioni personali lievi; la violenza privata in percosse o minaccia aggravata; il porto abusivo di arma nella contravvenzione prevista dall’articolo 4 della legge 110 del 1975 e non può essere violazione di domicilio quella di chi suona il campanello e gli aprono la porta. Un’altra possibilità era la sospensione del procedimento con messa alla prova. In una parola, volontariato.
Nell’udienza di ieri pomeriggio, il pm non ha replicato, di conseguenza non ha potuto farlo nemmeno l’avvocato. Il collegio si è chiuso in camera di consiglio, giusto per scrivere il dispositivo. I reati sono stati giudicati in continuazione, considerato più grave il tentato omicidio e la condanna è arrivata di conseguenza, insieme ai 90 giorni per le motivazioni. Dopo la lettura della sentenza da parte del presidente Antonella Coniglio, l’imputato è rimasto come impietrito nella sua felpa con la scritta Sic, il nomignolo del campione di motociclismo Marco Simoncelli. Dietro, stati d’animo contrapposti: da una parte il sollievo dei parenti di Elena Crupi e dall’altra la preoccupazione di quelli di Pallua.
I fatti sono della notte tra il 19 e il 20 agosto dell’anno scorso. Alterato dalla birra consumata in un locale e spinto dalla gelosia, perché pensava che lei avesse un’altra storia parallela, quel sabato sera il cuoco è andato a Caprile in macchina, per cercare una conferma alle sue convinzioni. Ha parcheggiato l’auto in piazza Dogliani ed è andato nello stabile che ospita gli alloggi dei dipendenti dell’hotel Posta. Ha impugnato un coltello, minacciando chiunque gli si parasse di fronte e non gli dicesse dov’era la donna. Quest’ultima ha cercato inizialmente di nascondersi, poi di scappare lungo le scale, ma è stata raggiunta nei pressi dell’auto ed è qui che le mani di Pallua si sono strette intorno al suo collo. Poi anche un braccio. Per dividerli, c’è voluto l’intervento del portiere di notte e di alcuni colleghi, nel frattempo erano arrivati i carabinieri, che hanno provveduto ad ammanettarlo e a portarlo prima in caserma, poi nel carcere di Baldenich.
«Furia cieca e incontrollabile» l’aveva definita Sartorello. «Lesioni lievi da giudice di pace» ha ribattuto Paniz. Tre anni, nove mesi e 10 giorni.
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