Telecamere vietate nella macelleria multa per il titolare

PONTE NELLE ALPI. Telecamere nella macelleria islamica. L’intenzione era quella di controllare l’attività lavorativa, secondo l’Ispettorato del lavoro di Belluno, e non di prevenire o reprimere eventuali furti, in accordo con i dipendenti. Di conseguenza, non potevano esserci, in quanto contrarie a quello che prescrive lo Statuto dei Lavoratori. Oltre a questa irregolarità, il titolare non ha dato le risposte necessarie alle domande degli ispettori, a proposito dei documenti relativi all’attività lavorativa e ai rapporti di lavoro in atto.
Visto che sembrerebbe tutto chiaro e non ci sarebbe bisogno di ulteriori accertamenti, il pubblico ministero titolare del fascicolo ha chiesto al giudice per le indagini preliminari l’emissione di un decreto penale di condanna. Non dovrebbero esserci problemi per averlo, una volta stabilita la pena pecuniaria da pagare. L’indagato può decidere di pagarla e chiudere così la partita. Ma se ritiene di avere ragione, può presentare opposizione e affrontare un processo in tribunale, che potrebbe concludersi con una condanna, ma anche con un’assoluzione.
La prima contestazione è del 4 ottobre dello scorso anno. Gli ispettori sono entrati nel negozio e hanno scoperto la presenza di un impianto di videosorveglianza formato da quattro telecamere, che erano state installate e venivano utilizzate, senza che in precedenza ci fosse stato un accordo preciso con le rappresentanze sindacali. Gli occhi elettronici erano in grado di controllare l’attività lavorativa e non sono consentiti.
La seconda contravvenzione è del 12 giugno scorso e riguarda la mancata produzione di libro unico del lavoro, contratti di lavoro, prospetti paga e documento di valutazione dei rischi. —
Gigi Sosso
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