Tassista, scuola sci e albergatore «Qui è in gioco la nostra vita»

Gli operatori
«Sì, è vero, si può fare a meno di una sciata, ma tutto quello che sta dietro?». È la domanda che pone Rubina Foresi, maestra di sci della Scuola Sci Falcade. Ma è, di fatto, quella che pongono al mondo della politica di tutti i colori i tanti operatori turistici ieri protagonisti del flash mob tra Malga Ciapela, Zoldo e Falcade. La sensazione che hanno è che il governo (ma qualcuno ci mette dentro anche chi sta all’opposizione) non abbia chiaro che dietro alla sciata che si può fare o meno ci sono albergatori, rifugisti, baristi, maestri di sci, taxisti che alla lunga rischiano di non farcela più.
Come Thomas Soppera, titolare di Taxi Thomas con licenza nel comune di Rocca Pietore. «Per noi», dice, «la stagione invernale è quella più importante e perderla è una batosta. Di solito di questi tempi partivo la mattina alle 7 e andavo a letto anche a mezzanotte, tra trasporti di sciatori, viaggi tra Alleghe e Malga Ciapela per portare i turisti che andavano a fare il giro della Grande Guerra, corse all’ospedale di Agordo per quelli che si facevano male in pista. Alla fine della giornata erano 12-13-15 viaggi. Ora ci resta qualche giro per portare i residenti, soprattutto i più anziani, a fare la spesa».
La mancanza di turisti, specie gli stranieri più usi a prendere il taxi, pesa eccome. «Ho ricevuto due volte mille euro come ristoro», racconta Thomas, «che non riescono a coprire quelle che sono le perdite. Speravo che dal 1° febbraio si potesse ripartire, ma pare che la riapertura slitti ancora e la paura è che non si apra proprio» . «Oggi», conclude, «è una bella giornata perché c’è un’unione di tutti gli operatori turistici dell’Agordino, quelli piccoli come me, che ho solo un furgone, e quelli più grandi come gli alberghi, che dietro hanno famiglie intere che vivono di turismo».
Ci sono anche i maestri di sci. A Falcade le scuole sono due: la Scuola sci Falcade e la Scuola Equipe. Alla prima appartiene Rubina Foresi. «Io vivo di questo», dice, «per il resto faccio la mamma. È dal marzo scorso che non lavoro e non ho avuto alcun tipo di ristoro, né i 600 euro, né niente. Tra l’altro per le scuole sci non sono previsti».
La scuola sci Falcade ha 13 soci e, quando è al completo, una trentina di maestri che operano. Nel dubbio è stata assunta una segretaria che dovrà essere pagata. Pensavano all’apertura del Kinder Garden, ma la gente sarebbe salita a piedi? Difficile. «Io capisco che non si possa prendere quello che si guadagnava normalmente». continua Foresi, «ma so anche che con 600 euro per tre mesi farei poco. Ho amici che lavorano negli ospedali e so che quello che sta succedendo, non è una bufala. E capisco che non è facile trovare un equilibrio tra le esigenze sanitarie e il lavoro. Però qualche soluzione per il nostro settore c’è e vorremmo che venisse presa in esame: lezioni private, corsi con piccoli gruppi. Siamo all’aperto e distanti».
Rubina Foresi ha però un dubbio sulla sostenibilità dell’apertura della stagione a febbraio. «Non so se mi conviene pagare quattro mesi di Inps per lavorare un mese scarso», dice, «vorrei tornare a lavorare solo per poter dire che ci siamo e che abbiamo speranza».
Manuel Roncat dell’albergo Marilena ad Arabba di speranza ne ha ormai poca. Non ha partecipato al flash mob perché aveva delle cose urgenti da sbrigare. «Ho fatto grossi investimenti in vista della stagione», dice, «e oggi dovevo saldare i conti. E non è cosa facile. Quello che guadagni a dicembre e a gennaio ti serve per pagare quello che hai investito per partire. Buona parte di noi ha finito quello che aveva guadagnato nel 2020 e ha iniziato a intaccare l’utile del 2019. C’è un grosso problema di liquidità, reso ancora più grave dal fatto che stiamo restituendo i soldi dei voucher che avevamo dato a marzo a chi non era potuto venire da noi. La legge ti direbbe di tenere la caparra, ma noi abbiamo a che fare con ospiti e non con clienti».
Per Roncat i politici e i sindaci vivono in un altro mondo. «Provo vergogna per la classe politica italiana senza distinzione di colori, negli ultimi giorni ho ricevuto tre telefonate di ospiti che mi chiedevano se potevano aiutarmi, dai politici non ne ho ricevuta neanche una. I sei sindaci hanno scritto solo perché sono stati stimolati e il presidente dell’Unione montana li ha criticati quando avrebbe potuto scriverla lui direttamente. Non mi accontento più dei soliti “ci faremo carico delle vostre richieste” . Voglio sapere quante interrogazioni hanno fatto i nostri rappresentanti». —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi