Tanta neve, ma la Marmolada soffre ancora «Servono 10 anni per rigenerare il ghiaccio»

Il nivologo Valt (Arpav) attende luglio per capire se la coltre caduta questo inverno potrà rinvigorire il ghiacciaio 

L’aNALISI

Francesco Dal Mas

Di neve, sulla Marmolada, e sulle Dolomiti, ce n’è così tanta che altre due slavine sono cadute sul passo Fedaia, peraltro chiuso dal 4 dicembre, dalla parte bellunese. «L’indice di spessore sulle Dolomiti», spiega Mauro Valt, nivologo dell’agenzia Arpav, «è di 194 centimetri. Risultava di 215 fino al 10 febbraio».

Vuol dire che in una quindicina di giorni è calato di 20 centimetri. Quasi uno al giorno. Quanta coltre bianca, dunque, resterà sulla Marmolada? In quanto tempo si fonderà?«Bisognerà aspettare giugno, luglio, in parte anche agosto per capirlo», risponde Valt. «Questi infatti, sono i mesi dalle temperature più pericolose, perché più alte». Insomma non è detto che i due metri in vetta alla rigenerino il ghiacciaio, dato in esaurimento fra 30 anni.

Quella di quest’inverno è stata la seconda nevicata più abbondante dopo il 2014. Val la pena ricordare che in quell’occasione, nell’estate 2015 si sciolse la neve caduta sia nell’inverno 2013/14, che nella stagione successiva, 2014-2015. Neppure un centimetro si trasformò in ghiaccio. Il processo di fusione, d’altra parte, è lungo e complesso. La neve che abbiamo oggi pesa 350 chili al metro cubo. Quella ereditata dalla Marmolada l’anno scorso (inverno 2019 e tardo autunno 2020) pesa 650 chili al metro cubo, perché col passare del tempo “evapora” l’aria interna. Bene, la neve diventa ghiaccio quando un metro cubo perde completamente il respiro interno e arriva a pesare 917 chili. «Il tempo necessario? È di circa 10 anni», ricorda Valt.

E da anni, ormai, la parte ghiacciata della Marmolada rimane senza un velo di neve. Le temperature in questi giorni si stanno già alzando, da qui anche le slavine. È irrimediabile, dunque, la fine della Marmolada come ghiacciaio? La società Funivie Marmolada, dell’ingegner Vascellari, ha ottenuto dalla Provincia di Trento la disponibilità a coprire le piste con 38 mila metri quadrati (prima erano 35 mila) di teloni in tessuto non tessuto posati per salvaguardare le piste da sci in concessione. Cinque i settori di pista sul versante di Rocca Pietore che verranno sottoposti a tutela. La si fa, peraltro, da cinque anni. I teli sono lunghi 70 metri e larghi 5, hanno uno spessore di 3,8 millimetri e vengono posati in primavera, agganciati tra loro e rimossi a settembre, prima che inizi a nevicare. La capacità di salvaguardia è di circa un metro e mezzo verso Punta Rocca, a oltre 3.200 metri, dove c’è meno ablazione, mentre nella parte più bassa il salvataggio arriva anche a 4-5 metri. «Il problema per la Marmolada è che la sua cima più alta si trova sotto la linea di equilibrio che sale oltre i 3500 metri. È la linea sopra la quale la neve diventerà ghiaccio».

La società di Vascellari si è trovata di fronte a diverse prescrizioni tecniche da osservare nelle operazioni di stesa e successivo recupero dei teloni: il ghiacciaio non deve essere intaccato, mentre va effettuato un monitoraggio costante sull’efficacia della protezione attiva. La Provincia richiede una particolare documentazione fotografica riferita alle fasi iniziali di stesura del geotessile e a quelle della sua rimozione, nonché foto dei rilievi speditivi, eseguiti anche solo mediante una sonda da valanga. Vuol ricevere documentazione sulla distribuzione spaziale dello spessore medio del manto nevoso che si è preservato in ognuno dei settori di pista individuati. —

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