Sulle ali delle Dolomiti: in volo con il nonno pilota

LONGARONE
A vederlo seduto ai comandi dell’aliante sembra un giovanotto con i capelli bianchi, curioso e intraprendente. Eppure Lando Arbizzani di anni ne ha quasi 80 e il brevetto lo ha preso soltanto nel 2011, dopo una vita passata a sognare di stare lassù, tra le nuvole. Esempio incredibile di come non sia mai troppo tardi per assecondare le proprie passioni, Arbizzani il 14 e 15 settembre proporrà a Longarone, durante la “Fiera & Festival delle Foreste”, una cinquantina delle 6 mila fotografie scattate sulle Dolomiti. La mostra domani sarà inaugurata nel Palazzo dei Trecento di Treviso, in collaborazione con gli Alpini di Treviso; visite tutti i giorni ad ingresso gratuito ore 9.30-12.30 e 15-19. Inaugurazione mercoledì alle 17.

La mostra
La mostra “Dolomites under my wings”, Le Dolomiti sotto le mie ali, è stata proposta anche a Venezia nella Scuola Grande di San Teodoro. «Certo le foto non le ho scattate mentre pilotavo, avevo affidato i comandi all’amico Angelo Candeago», spiega ridendo questo incredibile personaggio, maestro del lavoro, impegnato con i carabinieri nelle scuole a sensibilizzare i ragazzi sul bullismo, appassionato di fotografia. Già l’anno scorso aveva proposto una esposizione itinerante dedicata alla Grande Guerra, poi è venuto il consiglio del Console Regionale della Federazione dei Maestri del Lavoro Erminio Gambato che gli ha suggerito di condividere i ritratti mozzafiato dei monti decretati dieci anni fa patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Punti di vista
«Siamo abituati a vedere le montagne nella loro mole massiccia dal basso, io propongo un altro punto di vista», racconta Arbizzani che svela il volto meno conosciuto di montagne mitiche come il Pelmo, l’Antelao o la Marmolada».
Con il pilota
Il pilota Lando sarà lì, ad incontrare il pubblico e raccontare la sua storia. Nato il 20 dicembre 1939 a Sesto al Reghena e trasferito a Treviso nel ‘63, Arbizzani entra nella Montedison di Porto Marghera come operaio e ne esce dirigente; per il suo impegno ha ottenuto dal Presidente della Repubblica la stella al merito; oggi è dirigente nazionale della Federazione Maestri del Lavoro. Di cose ne fa tantissime e quella che più gli dà soddisfazione è volare.

La passione per il volo
Una passione insita nel dna: lo zio Luigi, fratello del padre, fu eroe-pilota della seconda guerra mondiale, pluridecorato al valore e comandante di squadriglia al 51° Stormo di Treviso. Poi venne il servizio militare come aviere a Villafranca veronese («stavo in ufficio ma ero pur sempre tra gli aerei»). Infine a 70 anni suonati la folgorazione durante una manifestazione area a Belluno dove lo aveva portato il nipote Giulio. Vede gli alianti, ci sale sopra e scoppia irresistibile l’amore. Arbizzani quel giorno decise di prendere il brevetto. «Ho superato esami medici, cardiologo compreso, le prove teoriche e quelle pratiche e finalmente ho ottenuto il primo brevetto». Sì, perché non contento della prima certificazione, il novello pilota due anni dopo decide di fare il bis con il brevetto ultraleggeri anche se, confida, il volo vero è uno solo: quello con l’aliante che permette all’uomo di sentirsi essere alato, danzando nell'aria in movimento leggero e silenzioso.
Il sogno
Si è così coronato un sogno che risale a tanto tempo fa: era il lontano 1944 quando il piccolo Lando di appena 5 anni vide un duello areo tra americani e tedeschi che gli rimase per sempre impresso nella mente e nel cuore. «Ero nel cortile di casa e alzando gli occhi al cielo ho visto un combattimento che non scorderò mai: il pilota americano vinse e l’altro fu abbattuto ma non morì, riuscì a salvarsi con il paracadute». I percorsi della vita a volte sono strani e quel bambino dovette aspettare quasi settant’anni per coronare il suo sogno. Ma – dice – ne è valsa la pena. —
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