Strage di Refrontolo, si indaga per omicidio e disastro colposo

Dopo la valanga di acqua e detriti che ha provocato la morte di quattro persone, la Procura ipotizza per la prima volta responsabilità per dissesto ambientale. Aperta la camera ardente, giovedì i funerali

TREVISO. Le coltivazioni intensive di Prosecco come causa (o concausa) della tragedia di Refrontolo? Non è più solo un dibattito, ora è anche un filone investigativo: la Procura di Treviso ha aperto un fascicolo con le ipotesi di reato di omicidio colposo plurimo e di disastro colposo, e tra gli “indagati” c’è anche il Prosecco: «Verificheremo diversi aspetti, compreso se le coltivazioni intensive di vigneti hanno avuto un ruolo», spiega il pubblico ministero Laura Reale, che ha sulla scrivania il fascicolo di un dramma senza precedenti per la Marca. «Ci saranno accertamenti tecnici, stiamo individuando gli esperti adatti, dai geologi agli ingegneri». Sul registro degli indagati al momento non ci sono nomi, il lavoro da fare sarà lungo e complesso. Ma il dramma di sabato scorso al Molinetto della Croda trasforma il dibattito su queste colline in una vera inchiesta: il territorio è stato stravolto nel suo profilo idrogeologico dal disboscamento che ha lasciato posto ai filari? È questa una delle cause del disastro di sabato?

Dinamica e manutenzione. Chiarire definitivamente la dinamica di quell’onda maledetta, nel dettaglio, e poi accertare eventuali responsabilità. Il primo punto è questione di poche ore, per il secondo potrebbero volerci mesi. Ma la giovane piemme è determinata. «Abbiamo già sentito molte persone, chi si è salvato, chi ha visto, gli organizzatori della festa», dice il magistrato, «Sentiremo anche i feriti e aspetto le relazioni complete di carabinieri e vigili del fuoco. Gli accertamenti tecnici da fare sono tanti, e riguardano tutti i comuni attraversati dal Lierza. Dobbiamo capire dove e perché ci sono state eventuali ostruzioni, l’ipotesi della presenza di rotoballe di fieno non è stata ancora né confermata né smentita». Il dramma di sabato è nato da un effetto-Vajont in miniatura: il Lierza, ostruito e ingrossato a monte dal nubifragio, è deflagrato a Refrontolo travolgendo il capannone della “Festa dei omeni”, sotto il quale c’erano un centinaio di persone. Per quattro di loro è stata la morte. Anche lo stesso tendone è oggetto di indagine: l’area è stata sottoposta a sequestro, sono in corso verifiche sulle autorizzazioni per piazzare la tensostruttura proprio lì, in quello spiazzo più basso rispetto al livello della strada e del laghetto del molino, e trasformatosi in una trappola mortale.

I funerali. Si terranno giovedì 7 agosto nel duomo di Pieve di Soligo (ore 15) i funerali, in forma congiunta, delle quattro vittime del disastro: Luciano Stella, Maurizio Lot, Gianni Breda e Fabrizio Bortolin. A celebrare le esequie sarà il vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo. Non è stato necessario eseguire l’autopsia sui corpi: dall’esame esterno, come conferma la Procura, è parso evidente che le cause di morte siano state l’annegamento e i traumi riportati dalle vittime in quei tragici secondi in cui la furia di acqua e fango ha spazzato via tutto quanto si trovasse in traiettoria.

La visita del ministro. Il ministro dell’ambiente, Gian Luca Galletti, è arrivato ieri a Refrontolo in visita sui luoghi del disastro. Ad accompagnarlo c’erano il presidente della Regione, Luca Zaia, e il prefetto di Treviso, Maria Augusta Marrosu. C’era anche il presidente della Provincia, Leonardo Muraro, che ha annunciato la convocazione di un consiglio provinciale straordinario per domani: all’ordine del giorno la tragedia e la situazione idrogeologica della zona. Parteciperanno anche Genio Civile, vigili del fuoco, Suem e tutte le forze dell’ordine e i volontari della Protezione Civile, oltre ai sindaci dei Comuni coinvolti.

Zanoni in Procura. L’ex eurodeputato Andrea Zanoni ha chiesto un appuntamento al procuratore capo Michele Dalla Costa: l’incontro potrebbe avvenire a breve, al rientro del magistrato da qualche giorno di ferie. Zanoni vuole portare la sua testimonianza sullo «scempio messo in atto in quei luoghi. Sono tragedie annunciate e prevedibili, non catastrofi naturali: quella di Refrontolo è dovuta all’irresponsabilità dell’uomo e delle autorità complici di queste violenze ai danni delle nostre colline. Poteva essere evitata».

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