Stangata in Corte d’appello per il medico Guglielmo

Confermata la condanna ad oltre cinque anni per circonvenzione di incapace, in ballo l’eredità di Guido Ricci, diversi milioni di euro in case e soldi
Una veduta del palazzo di giustizia di Belluno, dove ieri si e' tenuta l'udienza per la violenza alla disabile
Una veduta del palazzo di giustizia di Belluno, dove ieri si e' tenuta l'udienza per la violenza alla disabile
VENEZIA. L’accusa al medico Guglielmo ha retto. Per la circonvenzione d’incapace dell’anziano milionario Guido Ricci, la Corte d’Appello di Venezia ha confermato la condanna di primo grado a cinque anni e quattro mesi di reclusione. Esattamente quanto sentenziato in primo grado dal giudice bellunese Elisabetta Scolozzi, su richiesta del pubblico ministero Roberta Gallego. L’unico sconto è stato accordato sull’interdizione dai pubblici uffici e legale, mentre rimangono validi i risarcimenti danni da 25 mila euro per ciascuno dei due eredi, più le spese legali: il veneziano Daulo Foscolo e il trevigiano Antonio Fanna, che si erano costituiti parte civile con gli avvocati Alessandri e Coletti ed erediteranno anche un patrimonio stimato in 20 milioni di euro, quando la sentenza diventerà esecutiva: i depositi bancari a Belluno e gli immobili anche a Venezia e sulla spiaggia messicana di Acapulco erano stati, a suo tempo, posti sotto sequestro.


Al medico non rimane che proporre un estremo ricorso in Cassazione, diversamente il rischio molto concreto è quello di finire in carcere. Il caso esplose 12 dicembre del 2011, quando la polizia giudiziaria andò nella casa e nell’ufficio di Guglielmo per una perquisizione, sequestrando computer e carte. Era stata una banca a denunciare in procura, spiegando che da qualche tempo i movimenti del ricco anziano erano strani e sempre alla presenza del medico del pronto soccorso di Feltre. Il materiale evidenziò elementi sufficienti ad una misura cautelare, per evitare l’inquinamento probatorio, e Guglielmo fu posto ai domiciliari il 7 gennaio 2012.


In mezzo ai documenti, quella che viene considerata la prova regina e che Guglielmo chiamò “Le plan blue”. È con questo che pianificò la circonvenzione dell’anziano, che viveva come un barbone: dai metodi per blandirlo alle tattiche, anche sofisticate, per diventarne l’erede universale. Furono trovati anche alcuni testamenti olografi. Nel primo, Guglielmo diventava erede delle proprietà bellunesi, poi di quelle veneziane e infine dell’intero patrimonio che Ricci aveva a sua volta ereditato dal fratello nel 2009. Le mosse con le banche, le istruzioni a Ricci affinché superasse i test sulla capacità di intendere e volere e il sistema a difesa dell’anziano dimostrano una pianificazione accurata e meticolosa del medico per centrare l’obiettivo.


Ricci morì nel settembre 2013, all’età di 77 anni e il 4 aprile dell’anno dopo Guglielmo fu rinviato a giudizio. Il processo è partito a fine ottobre e ha visto 12 lunghe udienze, durante le quali l’imputato si è presentato una volta in tutto per le dichiarazioni spontanee. A tutte le altre ha presentato certificati medici, con la speranza di allungare i tempi per legittimo impedimento. Cinque i tentativi di bloccare il processo. Il difensore Patelmo ha presentato due volte la richiesta di rimessione del processo in altra sede per condizionamento ambientale, entrambe respinte e altre due volte ha proposto invano la ricusazione del giudice. Il 3 maggio 2016 il pm Gallego ha chiesto la condanna a 5 anni e 6 mesi, più le spese e la pubblicazione della sentenza. La parte civile voleva 150 mila euro.


Per il 6 giugno era fissata l’arringa difensiva ma Guglielmo ha deciso di cambiare avvocato, nominando il milanese Lepre, che ha discusso il 21 giugno, affermando l’innocenza di Guglielmo e la responsabilità delle banche. Scolozzi ha condannato e la Corte d’Appello ha confermato. Rimane la Cassazione.


Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi