Sospirolo e la Grande guerra in mostra

Apre sabato l’esposizione che raccoglie antiche testimonianze, carteggi e memoria di grandi sacrifici

SOSPIROLO. Che cosa accadde tra il 1914 e il 1918 ai piedi del monte Sperone? Attraverso la lettura di documenti storici e inedite immagine d’epoca, lo si potrà scoprire con la mostra "Sospirolo e la Grande Guerra" proposta dalla sezione Ana, che sarà inaugurata sabato alle 17.30 nella media, e resterà aperta fino al 12 settembre. Sottotitolo: “Le persone, i luoghi, gli eventi”, tutti aspetti che potranno essere approfonditi dai visitatori, grazie a un prezioso e accurato lavoro di ricerca basato su fonti di cent’anni fa, finalmente esposto su pannelli fotografici.

«La mostra sarà il frutto di un esame su quello che accadde a Sospirolo durante la Grande Guerra, un tema che inizialmente sembrava ostico, anche perché il paese fu la retrovia del fronte, non certo coinvolto come altri nel Bellunese», spiega il curatore Giorgio Tosato. «Saranno mostrati i risultati di uno studio iniziato già qualche anno fa negli archivi comunali, dove si trovano, fortunatamente conservate, centinaia di lettere: la corrispondenza tra soldati al di là della linea del Piave con i familiari e viceversa». Sono scritti che ritraggono non solo la guerra d’armi ma anche la vita e i sentimenti di tante persone rimaste a Sospirolo o fuggite, con drammatiche testimonianze soprattutto dell’anno più difficile, cioè il 1917, “l’an de la fam”. Si racconterà dunque di soldati, alpini e fanti, che hanno combattuto sul fronte Dolomitico e sull’Isonzo, finendo prigionieri, feriti e spesso uccisi. Aggiunge Tosato: «A testimonianza del sacrificio restano i 115 nomi che si leggono nel monumento ai caduti in cimitero a Sospirolo e obiettivo della mostra è proprio metterne in risalto ruolo e contributo». Quindi l’approfondimento sulle donne, tre in particolare: Zelinda Doglioni (aveva 8 anni nel 1917) che ha lasciato memorie scritte sull’arrivo di austriaci e tedeschi in zona; Attilia Fossali, che descrive la doppia distruzione del ponte sul Cordevole a Mas ad opera prima degli italiani per fermare l’avanzata austriaca (1917) e poi degli austriaci (1918); ancora, Amelia Montesi che, grazie a una conoscenza basilare della lingua, riuscì a mediare tra italiani e austro-ungarici.

Alla mostra hanno collaborato Comune e biblioteca, Pro loco, Parrocchia, Alba Barattin per le ricerche, Renato Franceschi, Ruggero Viel e Mario Sogne per l’allestimento, Gianni Da Rold, Benito Cadore, Luigi Cadore per le fotografie. Sarà aperta tutti i venerdì (20-22), sabato (17-19) e domenica (10-12).

Federico Brancaleone

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