Solo tre negozi di frutta in centro
Ha chiuso «Da Loretta» in via Tasso, restano la Mela e i banchi del mercato

Andrea Dal Pont titolare della Mela
BELLUNO.
Ha chiuso i battenti sabato, dopo 36 anni di onorato servizio, l'ortofrutta Da Loretta, in via Tasso, a due passi da piazza Piloni. Sparisce così anche uno dei pochi fruttivendoli rimasti in centro storico: «Alla fine degli anni Ottanta eravamo in tredici, adesso sono rimasto io e i due banchi in piazza delle Erbe», racconta Andrea Dal Pont, memoria storia del settore visto che ha aperto La Mela nel 1986. "Da Loretta" era un negozio storico: aperto nel 1975, la gestione passò in mano ai figli con la scomparsa della titolare, nel 2002. Le ragioni della chiusura le sintetizza in cinque parole proprio uno dei figli, Alain Maffei: «Troppi supermercati e troppa crisi». Di questi tempi insomma, tra ritmi di vita frenetici e difficoltà economiche, le famiglie preferiscono fare i loro acquisti al supermercato, dove frutta e verdura costano meno. A scapito della qualità, però: «La qualità si paga», aggiunge Maffei, «ma con la crisi non importa più avere frutta e verdura fresche ogni giorno, come potevano avere qui. Si va al supermercato». Ad essere cambiata, in questi 25 anni, è non solo la città, ma anche le abitudini e la mentalità delle persone: «Al supermercato si fa la spesa più in fretta, c'è parcheggio e si trova tutto quel che serve, ma la professionalità?», si chiede Andrea Dal Pont. «Chi ti consiglia qual è il prodotto migliore per le tue necessità nella grande distribuzione?». Tra le abitudini che sono cambiate non si può dimenticare la cucina, che risente oggi dei ritmi sempre più frenetici che le persone conducono: «Se una trentina d'anni fa in casa c'era quasi sempre una casalinga, o una nonna, che cucinava per tutti, e quindi andava a comprare le verdure fresche per la famiglia, oggi non è più così», continua Dal Pont. «Oggi lavorano tutti, e si acquistano prodotti congelati o semi pronti, che si mettono in pentola e sono sui piatti in pochi minuti». Tornare indietro non si può più, anche perchè i centri commerciali e gli ipermercati hanno stravolto il modo di fare acquisti. Ripercorrendo la storia del centro storico a partire dalla fine degli anni '80, Dal Pont ricorda come «quando io ho aperto La Mela c'erano 13 fruttivendoli in città». E li elenca: «Ce n'era uno in piazzale Marconi, c'era la Genziana in via Garibaldi, la Concetta in via Matteotti (rimasta in negozio fino a 102 anni), due stavano in via Mezzaterra, davanti alla Guardia di Finanza (Il Melograno) e al Bar Helvezia. Poi c'erano i due banchi in piazza Duomo e i due in piazza delle Erbe (unici sopravvissuti), in piazza Duomo c'era il negozio di De Dea (dove oggi c'è il fotografo) e in piazza Piloni c'erano Catello e la Loretta». Oggi resistono un negozio e due banchi, in piazza delle Erbe. «La città si è trasformata, anche per via dei centri commerciali, che hanno iniziato a tenere fuori dal centro le persone che scendevano dal Cadore o dallo Zoldano per fare i loro acquisti», spiega Dal Pont, che nella sua analisi non risparmia la politica: «Ci sono state molte scelte sbagliate, sulla viabilità e i parcheggi. In centro sono stati fatti troppo tardi, non si poteva pensare di mantenere la vivacità commerciale della città con il solo palasport e piazza Piloni. Così, se prima Belluno era il baricentro della provincia per gli acquisti, oggi non lo è più. Anche perchè l'apertura dell'autostrada rende più semplice andare verso Vittorio Veneto che mettersi in coda dal Cadore, o anche da Longarone e Ponte nelle Alpi, per venire a Belluno». Dal Pont, però, chiude con positività: «E' vero che chiudono molti negozi, ma altri ne aprono. Certo, cambia la merce venduta, perchè bisogna trovare ciò di cui la gente ha bisogno oggi».
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