«Sistematica sopraffazione» padre di famiglia condannato

ALPAGO. I figli progettavano l’omicidio del padre. Erano talmente esasperati per i maltrattamenti che dovevano sopportare insieme alla madre, che uno dei due si era procurato un coltello.
L’uomo è stato condannato a un anno e otto mesi in abbreviato per maltrattamenti in famiglia e, sulla base delle motivazioni del giudice Scolozzi, gli avvocati difensori Resenterra e D’Agostini potranno presentare appello anche contro la provvisionale di 7.500 euro ai tre familiari.
Questi ultimi sono stati ritenuti credibili, quando hanno descritto nei dettagli «le condotte maltrattanti, sprezzanti e umilianti» dell’imputato, che avevano determinato «un sistema di vita doloroso e tormentato». Quello del capofamiglia era un atteggiamento di «sistematica sopraffazione verbale e fisica della moglie e dei figli tale da costringere la donna, in più di una occasione, a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine». Si racconta di parole irripetibili nei confronti della donna, accusata di andare a letto con i clienti, ma anche percosse: strattoni, schiaffi e manate.
Quanto al «carattere della abitualità della condotta, non vi possono essere dubbi», scrive ancora il giudice Scolozzi, «si trattava non di episodi sporadici, ma di un comportamento continuo, assai frequente e prolungato. Inoltre, non si può affatto sostenere che le violenze, le offese e le umiliazioni siano state reciproche».
L’uomo ha sostenuto di avere sostanzialmente reagito alle condotte provocatorie, da un lato della moglie che oltre ad accusarlo di essere un fannullone, lo insultava e lo minacciava, dall’altro, dei figli che a suo dire gli mancavano di rispetto. Ma i ragazzi non si sono mai ribellati e sulla donna «non vi sono elementi per ritenere che le violenze siano stata reciproche».
È vero che il Tribunale dei Minori ha affidato i figli ai Servizi sociali, ma «si tratta di un provvedimento avente una funzione del tutto cautelativa nell’interesse dei minori e comunque provvisorio». —
Gigi Sosso
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