Sinteco si allarga e punta sull’Academy

LONGARONE
«Lo spazio per noi è vitale», sottolinea Stefano Giacomelli, general manager di Sinteco, «basti pensare che siamo passati dalla produzione di macchine grandi 50 metri quadrati a impianti complessi, che occupano aree anche superiori ai mille metri quadrati. Che noi creiamo e poi dobbiamo montare e collaudare nei nostri stabilimenti, prima di consegnarli al cliente».
Da qui la necessità di crescere. «Sì. E siamo molto contenti della collaborazione con il Comune di Longarone, con il sindaco Roberto Padrin, l’assessore all’Urbanistica, Elena De Bona, e i loro uffici tecnici, perché la cessione da parte dell’amministrazione comunale di un tratto di viabilità tra i due lotti di nostra proprietà ci consente un ulteriore ampliamento degli stabilimenti».
In pratica Sinteco passerà da 9 mila a 18 mila metri quadrati utilizzabili. Il primo significativo salto dimensionale c’era stato nel luglio del 2017, con l’inaugurazione dell’area dedicata alla divisione medetch, passando da 4. 500 a 9 mila meti quadrati.
La Sinteco opera con successo da anni nei settori dell’automotive, della meccanica di precisione, della cosmesi e del medicale. Con l’ingresso nel gruppo Bucci di Faenza, ha ampliato non solo la gamma delle attività, ma anche il raggio d’azione a livello mondiale. E i numeri dicono che, negli ultimi dieci anni, gli addetti sono passati dai 130 agli attuali 200; e il fatturato da 16 milioni a 56 milioni di euro di fine 2019.
Crescerà ancora il personale?
«Sì, siamo sempre alla ricerca di personale qualificato e non a caso abbiamo lanciato anche una nostra Academy, proprio per favorire una selezione mirata sulle nostre specifiche esigenze».
I vostri progetti di sviluppo come cambiano con l’emergenza Covid-19?
«Lo scenario è fortemente mutato per tutti, tanto più per un’azienda come la nostra per la quale l’internazionalizzazione, che è indubbiamente un punto di forza e che vale il 70% del fatturato, in questo momento, caratterizzato dalle limitazioni dovute al Coronavirus, diventa un problema. Non possiamo ancora muoverci, quindi i nostri uomini non possono visitare nuovi clienti in Italia e all’estero e non possiamo ancora consegnare le macchine che costruiamo, perché non è sufficiente ovviamente spedirle, ma hanno bisogno di essere montate e collaudate presso il cliente. Il tutto avrà certamente un riflesso sull’operatività anche se noi lavoriamo su commesse di medio lungo-periodo, facciamo macchine che necessitano anche di 9-12 mesi per essere realizzate».
Prevede un rallentamento del fatturato?
«È ancora presto per parlare di numeri. Ribadisco che la volontà del gruppo Bucci, che ha voluto fermamente questo ampliamento», sottolinea Giacomelli, «è quella di crescere ancora, visto il trend di sviluppo che abbiamo saputo imprimere all’azienda in questi anni».
Come pensate di utilizzare i nuovi spazi?
«L’ampliamento degli stabilimenti segue anzitutto, come dicevo, le necessità produttive, ovvero la sempre maggiore complessità degli impianti che andiamo a realizzare. E anche la diversificazione dei prodotti, perché ogni area di business ha le sue esigenze. Il settore automotive vuol dire soprattutto sensoristica di gestione, per quanto riguarda ad esempio il controllo delle emissioni, e le varie calibrature di una vettura. La divisione Medtech si occupa della creazione di tutte quelle macchine automatizzate che producono contenitori, sia per la cosmesi sia per la farmaceutica, e per la dosatura ad esempio delle medicine all’interno dei presidi ospedalieri. Insomma, interveniamo automatizzando quelle attività di cura che stanno fra la sala operatoria e il reparto di terapia intensiva. Un’altra delle realizzazioni riguarda il dosaggio dell’insulina».
Si è parlato dell’assunzione di altri 80 collaboratori. Conferma?
«È il nostro obiettivo per poter essere sempre più competitivi sul fronte internazionale. Anche in un momento di obiettiva difficoltà dei mercati, insomma, Sinteco accetta la sfida per confrontarsi al meglio con i maggiori competitor a livello mondiale». —
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